29 dicembre 2010

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Il rovescio del traforo

Intervista della Redazione di Veramente.org ad Alberto Sperotto. Chiariamo un paio di cose che il Bugiardello cerca sistematicamente di confondere. 

-   Quanto costa ad oggi il traforo?
L’ultima bozza di convenzione, approvata dalla giunta il 13 gennaio, parla di 436milioni. Lo studio di fattibilità del comune di Verona parlava di 280 e Technital, l’ATI che ha vinto la gara per la scelta del promotore, indicava circa 290.
Prima delle elezioni, Corsi, dopo un sopralluogo al tunnel di Mori, disse che il traforo sarebbe costato meno dei 52 milioni messi a disposizione dalla Serenissima.
   -   Chi anticipa i capitali necessari e come si prevede di reperire i fondi?
Il traforo sarà realizzato in project financing, quindi il finanziamento sarà a carico del concessionario, il quale recupererà il capitale investito attraverso il pedaggiamento dell’opera e coi ricavi delle ulteriori opere di compensazione: 150 mila metri quadrati per il parcheggio scambiatore del Saval (1300 posti auto), una foresteria, un parcheggio per 130 camion a Verona nord con annesso albergo e auditorium per camionisti, fastfood, autogrill, pompe di benzina…
Ultimamente si sta parlando di un contributo di 52 milioni della A4 e di circa 30 dell’A22, niente di sicuro.
   -   Chi pagherà di fatto i costi del traforo e in che maniera?
Il traforo sarà pagato dai cittadini che utilizzeranno il traforo e le varie opere di compensazione. Da chi lascerà l’auto nel parcheggio del Saval e pagherà un euro all’ora (quando invece un parcheggio scambiatore dovrebbe essere gratuito per incentivarne l’utilizzo e gli eventuali ricavi dovrebbero servire per finanziare il trasporto alternativo all’automobile e non il traforo), da chi utilizzerà la foresteria e  le altre opere di compensazione (parliamo di una foresteria per i parenti dei degenti dell’ ospedale all’interno di un parcheggio scambiatore il cui ricavo finanzierà il traforo).
   -   Chi ha determinato i flussi di traffico sul traforo e sono pubblici questi dati?
Ad oggi gli unici dati ufficiali son quelli del promotore … come chiedere a un salumiere se il suo prosciutto è buono. Il Comune, comunque, ha commissionato a Sisplan nel luglio 2009 il nuovo piano generale del traffico urbano (PGTU) che dovrebbe essere stato consegnato – come da contratto –  nel febbraio 2010. Il piano dovrebbe anche giustificare il traforo e spiegare quali archi saranno decongestionati e quali peggioreranno, come varierà il tempo e velocità medie di spostamento per i cittadini di Verona. Dovrebbe spiegare se la congestione di Veronetta è data da traffico di attraversamento o interquartierale. Corsi continua a dire che i dati son confortanti, ma continua a tenere lo studio secretato.
La cosa probabile è che la congestione aumenterà a dismisura nelle arterie adiacenti ai caselli: via Fincato da una parte e  ponte del Saval, via Cristoforo Colombo e Corso Milano dall’ altra. L’incrocio di Corso Milano con via C. Colombo sarà drammaticamente congestionato.
Se il documento non è ancora pubblico vien da pensare che contenga informazioni che non è opportuno far conoscere prima dell’approvazione della variante urbanistica sul traforo.
E’ comunque molto curioso che la decisione di fare il traforo sia venuta molto prima di conoscere i risultati dello studio sui flussi del traffico.
   -    Cosa succederà  nel caso queste previsioni siano sbagliate per difetto?
In questo caso risulterà evidente a tutti che il passante nord non serve per decongestionare Veronetta bensì per collegare due caselli autostradali: Verona nord con Verona est.
   -   La bozza di convenzione mette il Comune al sicuro dagli imprevisti?
Assolutamente no: tutti i rischi d’impresa, gli imprevisti, sono a carico dell’amministrazione comunale: ritrovamenti archeologici, problemi idrogeologici, variazione dei tassi di interesse, problemi dei mercati finanziari e quanto altro non previsto sarà il presupposto per la ridiscussione del piano economico finanziario (che è secretato) con un prolungamento della concessione (ora 48 anni), aumento del pedaggio e nuove aree di compensazione per costruirci nuovi alberghi, parcheggi, fast food, autogrill … Di fatto tutta la progettazione urbanistica della parte nord di Verona sarà condizionata dalle necessità di un’opera inutile alla città.
L’assessore ha sostenuto giovedì che la bozza di convenzione sarà rifatta, ma ad oggi l’unica approvata dalla giunta e sottoscritta da Technital prevede queste clausole capestro che non hanno convinto neanche l’avvocato Cancrini incaricato dall’amministrazione ad esprimere un parere.
  -   Quali imprevisti ad oggi rimangono scoperti e possono comportare un aggravio di spesa?
Tutti quelli indicati dalla bozza. La soprintendenza ha indicato la zona “ad alto rischio archeologico”, i mercati finanziari sono traballanti, i tassi di interesse son già aumentati, le piogge ci hanno già allagato le cantine e i campi di Avesa … Quindi è certo che i 436 milioni son destinati ad aumentare …
  -   La vendita di automobili è in calo da due anni e anche gli introiti delle autostrade (al netto degli aumenti). In che maniera questo  scenario influirà sui piani economici del traforo?
Il piano economico finanziario si regge anche sui pedaggi. Quindi se i flussi di traffico caleranno (perché ci saranno meno auto o perché l’amministrazione deciderà di investire sul trasporto pubblico) il piano economico finanziario dovrà essere ridiscusso.
   -   Quale è il tuo giudizio sulla trasparenza degli atti amministrativi relativi al traforo e in che misura la cittadinanza è effettivamente informata sull’ iter di tali atti amministrativi?
Ottenere le informazioni è un’impresa da detective. Solamente a luglio gran parte della documentazione del progetto preliminare è stata resa disponibile per i cittadini che volevano presentare osservazioni alla variante urbanistica. Poche settimane utili in piena estate, senza la possibilità di accedere alla parte finanziaria del progetto. Secretati rimangono ancora il PGTU e il PEF … e va notato che le parole “piano economico finanziario” son presenti 17 volte su 18 pagine della bozza di convenzione. Come può un consiglio comunale deliberare se non ha accesso ai documenti?
Trasparenza è una cosa differente: organizzare incontri e mostre dove il progetto viene esposto, coinvolgere i cittadini nella scelta con gruppi di lavoro e, perché no, un referendum che viene osteggiato a tutti i costi … utilizzando i migliori avvocati sulla piazza. Ma se sono così convinti che tutti i veronesi lo vogliono, perché tutta questa paura di mostrare le carte e di fare il referendum?

12 dicembre 2010

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La pazienza ha un limite: la giunta accoglie lo 0,8 per mille delle osservazioni

Esatto, da non crederci: su 2453 osservazioni presentate dai cittadini e associazioni alla fine di una riunione di giunta, in pochi minuti, ne vengono accolte 2.
Ci ho provato, giuro, ma non ho parole per commentare.
Quindi lascio a voi i commenti ...



Lunedì, alle 15,30, il traforo in commissione IV
In fretta e furia, venerdì è apparso sul sito del comune la convocazione per lunedì alle 15,30.
10 giorni fa abbiamo chiesto al presidente della Commissione di essere ascoltati. Questa la sua risposta:
Sono Marco Comencini Presidente della commissione consiliare IV
La informo che la prossima settimana ho programmato varie sedute della commissione per esaminare il passante nord-traforo.
In attesa dell'approvazione in giunta prevista per oggi pomeriggio ho convocato la commissione consiliare lunedì ore 15,30 in sala blu dove avrà inizio l'illustrazione delle osservazioni in attesa di avere la proposta di delibera per il consiglio comunale.
Ho programmato successivamente la commissione per martedì 14 ore 14,30 e poi vedrò come procedere con altre date.
Se crede potrà essere presente come auditore alle commissioni da me presiedute.
Non è una grande concessione, visto che le commissioni sono ... aperte al pubblico.
Noi ci saremo, è importante esserci ... in tanti.

Consiglio comunale aperto al pubblico
Ancora nessuna risposta anche dal Sindaco X e dal presidente del consiglio comunale Fratta Pasini sulla nostra richiesta di organizzare il prossimo consiglio comunale sull'approvazione della variante urbanistica sul traforo in un luogo "capiente". 

Lunedì mattina terremo una conferenza stampa dove presenteremo il nuovo ricorso al TAR sul procedimento dell'autostrada delle Torricelle.

Tegnémo duro!

Questo il comunicato stampa sullo 0,8 per mille!
È un gesto di inaudita arroganza che solo 2 osservazioni su 2.459 siano state accolte dalla giunta comunale, peraltro riunitasi soltanto per pochi minuti. Questo la dice lunga sulla volontà di impegnarsi su un serio confronto sull'opera che, lo ricordiamo, ridurrà la congestione del 2% di Veronetta.
Per noi questo atteggiamento non è una sorpresa di Santa lucia: però ci aspettavamo qualcosa di più da un Sindaco eletto col 63% dei voti che dice di ascoltare tutti i cittadini ma che non partecipa agli incontri ai quali viene invitato e che accoglie meno dello 0,8 per mille delle preoccupazioni dei suoi elettori.
Lo vorremmo vedere, anziché ai dibattiti nelle tv nazionali, nelle nostre assemblee a rassicurare chi ad Avesa si vede già ora le case allagate, chi teme per la salute dei propri figli e per le loro aziende espropriate. Ma evidentemente questi sono argomenti che non gli interessano, che non portano consensi ... meglio occuparsi di mettere i dissuasori nelle panchine.
Speriamo di vederlo in consiglio comunale almeno nel prossimo dibattito sul traforo che abbiamo chiesto – senza ricevere ancora risposta – venga realizzato in un luogo, come la Gran Guardia, capace di contenere tutti i cittadini che hanno presentato le osservazioni.
Saremo presenti in tutte le riunioni delle commissioni – la prima sarà lunedi 13 alle 15,30 alla quale abbiamo chiesto di essere ascoltati, ma per ora c'è stato solo concesso il "diritto" di ascoltare – e del consiglio comunale alle quali invitiamo tutti i cittadini ad esercitare il loro diritto di partecipare.

11 dicembre 2010

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Ci sono le panchine anti-barboni nel presepe allestito in Tribunale

Il procuratore Schinaia: «Mi sembrano una cattiveria»
11/12/2010 
 


Zoom FotoC'è anche una panchina anti bivacco nello splendido presepe, lungo una decina di metri e sistemato in procura, preparato come ogni anno da Mario D'Onofrio, autista ai servizi giudiziari. E non è una presenza fatta a caso. Lo precisa il procuratore Mario Giulio Schinaia. Lo fa, però, dopo una premessa. «Non vuole essere un atteggiamento polemico verso le scelte della politica», premette il capo dei pm veronesi. Si tratta, invece, «di uno spunto di riflessione, un richiamo all'attenzione sul valore del presepio e del Natale e ai suoi ideali di tolleranza e aiuto a chi è povero».
Il procuratore sottolinea che «non è degno di noi rendere la vita ancora più difficile a chi non ha una casa». Schinaia ricorda che «Gesù Cristo ci ha indicato la via scegliendo di nascere in una grotta al gelo».
Una testimonianza fondamentale che sembra stonare e non di poco con le panchine anti bivacco. «Mi sembra una cattiveria», conclude Schinaia, «impedire a chi dorme al gelo un po' più di comodità».G.CH.

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Memoria Resistente 2011

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Ultimo anno per l'asilo di via Prato Santo

L'Arena
IL GIORNALE DI VERONA

Venerdì 10 Dicembre 2010
CRONACA Pagina 19


INFANZIA. Verso la chiusura della scuola materna «San Vincenzo» che ha cresciuto generazioni di residenti del quartiere. La Curia intende vendere l'immobile


I locali dovranno essere liberati entro il dicembre 2011. Genitori preoccupati per il ventilato trasloco in lungadige Attiraglio, c'è anche l'ipotesi Arsenale

Borgo Trento, chiude la scuola materna «San Vincenzo». La Curia intende mettere a reddito il palazzo di via Prato Santo, di sua proprietà, e i locali dovranno essere liberati entro il 31 dicembre del prossimo anno. Preoccupati i genitori dei bambini: «Il quartiere rischia di rimanere senza asilo». Un asilo «storico», frequentato da generazioni di residenti nel quartiere.
Intanto, il progetto pervenuto negli uffici circoscrizionali di piazza Righetti per la costruzione di una scuola materna con asilo nido integrato negli spazi dell'ex Arsenale, è stato rinviato in Comune. A spiegare la risoluzione del consiglio è Alberto Bozza, presidente della circoscrizione: «Vi era un progetto sull'ex Arsenale già dibattuto e con un preciso quadro economico-finanziario che si supportava. Ora, se vi sono state modifiche, vorremmo conoscerle». Sulla richiesta dei genitori di avere una nuova sede, il consiglio circoscrizionale si è espresso suggerendo come «alternativa l'area ex americana in Lungadige Attiraglio».
Bozza ha rammentato che «si comprende l'esigenza di identificare uno spazio, ma quando è aperto un asilo di identità pubblica, per l'assegnazione si apre un iter di bandi». Sulla realtà dell'attuale materna San Vincenzo, Piero Fiocco, vicepresidente dell'associazione genitori che gestisce la scuola, interviene ricordando che «attualmente sono iscritti 95 bambini, di cui 45 al primo anno», ed evidenzia che «la soluzione di uno spazio lontano dall'attuale può andare bene se limitato nel tempo, questo perché quasi la totalità dei bambini sono residenti nella prima e seconda circoscrizione e giungono a piedi». La distanza! dell'area ex americana è anche per Giovanni Bosi penalizzante e dice che «un'eventuale lontananza della struttura dal quartiere può far perdere l'interesse da parte delle famiglie della zona».
Mario Gianelli, capogruppo del Pd in seconda circoscrizione, rileva che le «scuole materne pubbliche e private convenzionate con il Comune nel quartiere di Borgo Trento sono, ad oggi, solo due: l'Istituto de Vedruna, in via Camozzini, e la Scuola San Vincenzo». Gianelli, prosegue dicendo che «l'area più idonea per trovare spazio a una nuova scuola materna è l'interno dell'ex Arsenale» rimarcando che «l'ex caserma austriaca deve essere uno spazio al servizio del quartiere e questa è un'occasione per ribadire la sua natura al servizio del territorio».
Il progetto di una nuova scuola dell'infanzia con asilo nido integrato all'interno dell'ex Arsenale impegna gli spazi occupati dagli attuali capannoni 23 e 24, che non essendo originali del complesso saranno abbattuti, per un costo complessivo di 4milioni 145mila euro. La proposta prevede di accogliere nella nuova struttura 90 bambini a cui se ne aggiungono altri 32 nel nido. È indicato anche il cambio di zonizzazione urbanistica dell'area interessata: infatti, precedentemente vi era previsto un nuovo parcheggio interrato.
Dubbi sulla nuova progettualità dell'ex Arsenale sono espressi da Alfonso Vassanelli che ricorda: «Le idee per quanto riguarda l'ex caserma austriaca sono chiare, metro per metro, mentre con questo nuovo progetto si abbattono due capannoni laddove era già previsto un parcheggio interrato» e conclude dicendo che «se c'è un nuovo assetto per l'ex caserma austriaca, questo sia presentato».

10 dicembre 2010

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Da oggi permesso di soggiorno concesso solo a chi sa l'italiano

L'ARENA 
 
IMMIGRAZIONE. Da oggi scatta l'obbligo di legge previsto per gli stranieri che si regolarizzano. I candidati dovranno sostenere un test in una sede scolastica. La prova si svolgerà via web o, solo su richiesta, in forma scritta
Verona. Scatta da oggi l'obbligo per gli immigrati di conoscere la lingua italiana per ottenere il permesso di soggiorno. La Prefettura ha diramato una nota con cui informa che dal 9 dicembre entrerà in vigore il decreto del Ministro dell'Interno del 4 giugno 2010, il quale disciplina le modalità di svolgimento del test di conoscenza della lingua italiana, necessario per ottenere il rilascio del permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo, previsto dall'articolo 9 del decreto legislativo 286 del 1998 (Testo Unico dell'Immigrazione), che si svolgerà sulla base di intese con l'Ufficio Scolastico Regionale.
La stessa nota precisa che possono ottenere così il permesso di soggiorno gli stranieri extracomunitari regolarmente soggiornanti in Italia da almeno cinque anni, già titolari di un permesso di soggiorno in corso di validità, e che abbiano compiuto i 14 anni di età.
Pertanto da oggi i cittadini stranieri interessati, domiciliati nella nostra provincia dovranno inoltrare per via telematica alla Prefettura la richiesta di partecipazione, collegandosi all'indirizzo http//testitaliano.interno.it e compilando in ogni sua parte il modulo della domanda di sottoposizione al test di italiano. Contemporaneamente gli interessati compileranno, con le stesse modalità, anche la domanda di permesso di soggiorno CE diretta alla Questura.
La Prefettura convocherà, entro 60 giorni dalla richiesta, lo straniero per lo svolgimento del test in una delle sedi previste dall'Ufficio Scolastico Regionale. L'interessato, quindi, nei giorni successivi all'inoltro della domanda, dovrà tenersi informato, collegandosi allo stesso sito internet, in merito al luogo e alla data di convocazione; allo stesso modo potrà poi conoscere anche l'esito della prova.
Il test si svolgerà con modalità informatiche; su richiesta dell'interessato, potrà essere svolto in forma scritta.
Sono esentati dall'obbligo di svolgimento del test, secondo quanto prevede il decreto i figli minori dei 14 anni, gli stranieri affetti da gravi limitazioni alla capacità di apprendimento linguistico derivanti dall'età, da patologie o da handicap, attestate da certificazione rilasciata dalla struttura sanitaria pubblica, lo straniero in possesso di un attestato di conoscenza della lingua italiana per livello di conoscenza non inferiore ad A2 del quadro comune di riferimento europeo per la conoscenza delle lingue, rilasciato da un ente abilitato, lo straniero che ha frequentato corsi di lingua italiana in Centri provinciali dell'istruzione per gli adulti (che a Verona esistono da tempo e sono frequentati da moltissime persone straniere di tutte le età) e ha conseguito un attestato per livello corrispondente ad A2.
Inoltre sono esentati tutti gli stranieri che hanno titoli di studio legali riconosciuti in Italia o in Europa o che sono entrati in Italia ai sensi dell'articolo 27, comma 1, lettera a (lettori universitari), lettera c (professori universitari o ricercatori), lettera d (traduttori o interpreti), lettera q (giornalisti ufficialmente accreditati) del Testo Unico sull'immigrazione.

5 dicembre 2010

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Quel grande, inutile albero di Natale davanti a Porta Nuova

CIRCOLO PINK VERONA

Alla cortese attenzione della Dottoressa
PERLA STANCARI
Prefetto di Verona

Conosciamo i dati relativi alla disoccupazione nella nostra città e nella nostra provincia, conosciamo la precarietà che attanaglia molti ceti sociali, aumentano i disagi delle persone sole, degli anziani, delle giovani e dei giovani. Ma d’altra parte, non serve che leggiamo tante statistiche, basta l’esperienza quotidiana a dirci quali sono i veri problemi delle persone che ci circondano. Ed ecco che arriva Natale. No, anzi: ecco che si mette in moto la macchina che sollecita il Natale ad arrivare quanto prima. Luminarie, addobbi, musichette: tutto invita a pensare alla grande festa che unisce i cuori, e, ancor prima, le borse. Insomma, cambiano i tempi, il paese mostra segni di cedimento, mezzo Veneto soffre per le conseguenze dell’alluvione, eppure il Natale deve avanzare intrepido con i suoi segnali, come se niente fosse. Questa indifferenza ai tempi presenti ci sembra bene rappresentata dagli alberi di Natale, che una nota ditta installa nei punti nevralgici della città (forse quest’anno ci verrà risparmiato l’albero posto a due passi dal luogo in cui fu ucciso Nicola Tommasoli). In particolare, l’albero di Porta Nuova, pacchiano nella sua esorbitanza, travalica il monumento e insieme il buon senso, diventando emblema della sua stessa inutilità, della sua stessa insipienza. Non sappiamo che cosa il Comune di Verona riceva in cambio dell’ospitalità concessa agli alberi pubblicitari (sarebbe opportuno che un cartello, posto in bella vista, desse le necessarie informazioni alle cittadine e ai cittadini desiderosi di trasparenza). Non sappiamo, noi almeno, in che cosa consista lo scambio: sia quello che sia, l’importante è che tutto prosegue nel solco d’una tradizione, quella meramente commerciale, che fa a pugni con il momento storico contingente, con i bisogni e con i desideri delle persone, che avvertono, anche sulla loro pelle, la gravità dei problemi. Di sicuro un altro segno si presterebbe a meglio rappresentare tali problemi e la loro possibile soluzione: la stalla di Betlemme, sì, quella che ospita il bambino Gesù nella paglia, accanto agli animali, a due genitori respinti, ai pastori itineranti. «Gloria a Dio nell’alto dei cieli», dissero gli angeli festanti per quella nascita, secondo la testimonianza dell’evangelista Luca. L’innologia cattolica provvide a distribuire più equamente le speranze e le responsabilità, e aggiunse la celebre frase «e pace in terra agli uomini di buona volontà». Passarono i secoli, e gli studenti delle università americane, nei primi anni sessanta del secolo scorso, convertirono di nuovo la frase nel memorabile slogan «non c’è pace senza giustizia». Gli alberi del tipico Natale veronese, grassocci e un po’ volgarotti, inopportuni in tempi di crolli e di alluvioni, ci parlano d’uno squilibrio che nessuno, forse in obbedienza a ordini superiori, vuole vedere, nonché aggiustare. 

Il Circolo pink di Verona

23 novembre 2010

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Niente multa per la panchina



Il Comune deve rimborsare "Verona Città Aperta"


Il Giudice di Pace di Verona ha accolto l’opposizione del Comitato Verona Città Aperta contro l’ordinanza-ingiunzione della sanzione amministrativa di 329,58 euro per la presunta violazione dell’art.20/4 del Codice della Strada per “occupazione abusiva di sede stradale mediante la collocazione di due sedie ed un cavalletto di legno”.

I fatti risalgono al luglio del 2009.
Il Sindaco Tosi aveva fatto togliere le panchine dai giardini pubblici di via Prato Santo perché frequentate dai fruitori della vicina mensa Caritas.
Il Comitato Verona Città Aperta aveva quindi organizzato delle “sediolate” per protestare contro tale stupido atto repressivo che andava a danneggiare non sole le persone svantaggiate che nelle panchine trovavano l’unico punto di ristoro, ma privava tutti i cittadini del diritto a sedersi in un luogo pubblico.
Il Comune aveva quindi multato Mao Valpiana, ritenuto responsabile dell’iniziativa, per “occupazione della sede stradale” e per non aver pagato il canone di “occupazione di suolo pubblico”. Due multa da 165,00 euro e 148,00 euro, per 1,17 metri quadri occupati dalle due sedie.

Ne è nato un braccio di ferro fra il Comune e Valpiana: ricorso al Sindaco, ricorso alla Polizia Municipale, ricorso alla Prefettura, ricorso al Presidente della Repubblica.
Finalmente il Giudice di Pace ha fissato un’udienza per dirimere la vicenda, e oggi ha emesso una sentenza di pieno accoglimento delle nostre tesi.

Dunque, la nostra azione nonviolenta era lecita. Posizionare una panchina e delle sedie a disposizione di tutti, in un giardino pubblico lasciato sguarnito dal Comune, è cosa “buona e giusta”. Abbiamo affermato il diritto di tutti (ma proprio tutti, nessuno escluso) a sedersi in quello spazio pubblico.
Ora ci aspettiamo che il Comune rimetta al loro posto le panchine, senza l’odioso bracciolo divisorio. La multa è stata annullata, e la parte avversa condannata “al rimborso, a favore della parte attrice vittoriosa, delle sole spese versate a titolo di contributo unificato, pari a 38,00 euro”.

Valpiana batte Tosi 1 a 0 .


Mao Valpiana

Verona, 23 novembre 2010

21 novembre 2010

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Nasce Veronainblog









Alcuni amici del giornale Verona In hanno deciso di aprire un blog (www.veronainblog.it) per sostenerne le finalità riassunte nel progetto editoriale del periodico:

1) L’attenzione alla salute, all’educazione, al lavoro e all’ambiente.
2) La valorizzazione di una politica responsabile al servizio dei cittadini.
3) La diffusione dei valori che ispirano l’associazionismo e il volontariato.
4) La promozione culturale attraverso un linguaggio semplice e accessibile.
5) L’attenzione alle nuove culture in un’ottica di integrazione.
6) Il sostegno al dialogo e al confronto per una convivenza civile e pacifica.
7) La riscoperta dei valori della tradizione.


Intendono dare vita a un costruttivo dibattito attorno a questi temi, nella convinzione che il confronto sia non solo un ottimo strumento di democrazia, ma anche un’opportunità per costruire una città migliore.
Non solo: vogliono anche riempire lo spazio temporale tra un uscita e l'altra della rivista, che è trimestrale, dando rilievo agli avvenimenti, alle vitalità e alle iniziative che animano la città e il suo territorio di riferimento.
Il blog si rivolge a chi ha in mente stili di vita a misura d'uomo, a chi privilegia le buone relazioni con le altre persone e l'ambiente circostante, a chi conosce e ama le tradizioni di questa terra ma sa vivere attivamente nel presente, a chi vede nell'altro opportunità di confronto e crescita personale.

19 novembre 2010

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il CIPE non delibera sul traforo

Bella soddisfazione! Il Cipe oggi ha stabilito che l'Autostrada Serenissima, se lo vorrà e se ne avrà la disponibilità, potrà donare 53 milioni di euro al Comune di Verona per un'opera (il Passante Nord) di cui nessun cittadino, tranne forse i camionisti e gli speculatori, sente il bisogno. 

Una goccia nel mare rispetto ai 436 milioni di euro che saranno inizialmente necessari per completare il presunto anello circonvallatorio attorno alla città, senza contare che l'A4 promette questi soldi ormai da 15 anni, senza alcuna conseguenza. Ma questa volta sarà curioso vedere come si regolerà Banca Intesa la quale, acquistando quote da Gambari, in A4 è divenuta il socio privato di maggioranza relativa. Questo passaggio è una garanzia per i cittadini in quanto la decisione finale, qualunque essa sia, non si presterà al gioco delle parti dei voleri dei politici. 

La vera notizia, piuttosto, è che a differenza dei proclami passati nei quali il Traforo sembrava essere diventato opera strategica nazionale alla stregua del Ponte sullo Stretto di Messina o il Mose di Venezia, anche l'ultima delibera del Cipe di ieri non lo prende in considerazione. E se proprio lo vogliamo dire, nemmeno il Comune ha avuto l'ardire di presentarlo ad Oikos, la fiera dell'urbanistica dove tutte le amministrazioni venete presentano i loro più importanti progetti infrastrutturali che si tiene in questi giorni a Verona. 

C'è il filobus ma non c'è il traforo. Che si tratti di pudore o di prudenza?

Comitato di Cittadini contro il collegamento autostradale delle Torricelle

17 novembre 2010

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Von Der Schulenburg


In quest’ultimo decennio, nell’alternarsi delle amministrazioni che hanno retto il governo cittadino, il paesaggio urbano di Verona si è popolato di molte cose bruttine e spesso ai confini del Kitsch, se non oltre: dalle bronzee effigi di Shakespeare e Don Leonardi che fanno capolino sotto i Portoni della Bra e in Via Mazzini alla risistemazione del sagrato di San Giorgio e Piazza Isolo, dal carabiniere nano che campeggia fuori Porta San Zeno agli improbabili lampioni stile Rive gauche piantati sulle geometrie razionalistico-littorie del lungadige tra Ponte Garibaldi e Ponte Pietra.

In questo sconsolante elenco dal quale emerge, inesorabile, l’estinguersi di elementari canoni estetici e di buona creanza che fino alla metà del secolo scorso venivano tranquillamente padroneggiati dall’ultimo geometra del Genio Civile, un posto di riguardo spetta senza dubbio al monumento inaugurato nel 2003 presso il Cortile del Tribunale ignorando bellamente le numerose e prestigiose voci di protesta levatesi contro l’operazione.
L’oggetto in questione, incentrato sulla presunta statua del maresciallo J. Matthias von der Schulenburg, uomo d’arme prussiano al soldo della Serenissima a cavallo tra Sei e Settecento, è stato creato allo scopo di celebrare il pronipote Werner (1881-1958), diplomatico di vaglia, letterato, commediografo e fine conoscitore della cultura italiana.
Questo complesso e controverso personaggio torna oggi alla ribalta grazie alla biografia romanzata dedicatagli dalla figlia Sibyl e pubblicata dall’editrice Ipertesto di Verona (Il Barone, pp. 430, euro 25).
L’affetto che l’ultimogenita del nobiluomo tedesco nutre per la figura mitizzata di un padre perduto in tenerissima età traspare da tutte le pagine del volume che nel suo genere è ben scritto, ricco di interessanti aneddoti e animato da una galleria di fascinosi personaggi tra i quali spiccano Bismarck, Mussolini (del quale Von der Schulenburg tradusse l’opera teatrale Villafranca), Goebbels, Lenin, D’Annunzio, Pavolini, la Sarfatti, De Pisis e molti altri ancora.
Questo stesso affetto tuttavia, traducendosi nello spasmodico tentativo di esaltare il dissenso nutrito nei confronti del regime hitleriano dal Barone, angelicato niente meno che come «protagonista di rilievo per la pace in un’Europa oppressa dalla Germania nazista», porta ad una deformazione della prospettiva storica pericolosamente disorientante e a tratti addirittura grottesca.
Per uno scritto che ambisce ad offrirsi come testimonianza attendibile di un’epoca gli aspetti poco convincenti sono parecchi: l’immissione nel testo di documenti sicuramente autentici ma non per questo sempre veridici, scelti ad arte per esaltare il personaggio; il continuo, martellante riferimento all’orrore suscitato nel Barone dall’antisemitismo nazista, tanto ripetuto e insistente da risultare sospetto o quantomeno funzionale al tentativo di ricostruirgli una verginità postuma; l’inverosimile ritratto di un diplomatico che, aggregato all’ambasciata tedesca di Roma negli anni della guerra con non meglio definiti incarichi culturali e ancora operativo a Venezia dopo l’otto settembre, non perderebbe occasione per contestare ed ostacolare i nazisti tanto apertamente ed imprudentemente da suscitare in diverse occasioni, e questo la dice lunga, il sospetto di essere un agente provocatore al servizio della Gestapo; la rimozione dal glorioso album di famiglia del Von der Schulenburg maggiore dell’esercito tedesco e responsabile delle stragi di civili compiute nel 1943 a Matera e Roccaraso.
Il dato in assoluto meno convincente però è un altro e risalta anche dando per oro colato, dalla prima all’ultima, tutte le vicende narrate nel Barone. Né l’esibizione di fieri sentimenti filosemiti, né la continua, pervicace presa di distanza dagli eccessi dell’«imbianchino» Hitler possono far passare in secondo piano la totale sintonia di Von der Schulenburg con la soluzione dittatoriale realizzata dal fascismo, o meglio dai fascismi, nell’Europa del primo dopoguerra. Allo stesso modo, più in generale, il fatto che la casta diplomatico-militare dei «Von» di antica e nobile stirpe prussiana giudicasse con malcelato disgusto il “fetore di popolo” che emanava dal nazionalsocialismo e dal suo capo non deve far dimenticare che quella stessa casta, prima di tentare di sganciarsene a guerra ormai perduta, non aveva esitato un istante a servirsi dei nazisti per abbattere la democrazia parlamentare, cancellare le libertà fondamentali e ripulire la Germania da socialisti, comunisti, liberali, attivisti sindacali e da tutti quei soggetti la cui attività politica fosse percepita come facinorosa ed antinazionale.
In altri termini, il dissenso di personalità colluse con un sistema di potere non può in alcun modo essere equiparato alla resistenza di chi a quel sistema si oppone apertamente. In caso contrario il rischio, tanto per fare un esempio, è che un gerarca come Galeazzo Ciano, giudice feroce delle miserie mussoliniane, antinazista dichiarato, firmatario dell’ordine del giorno che fece cadere il regime, fucilato dai fascisti, finisca per venire messo sullo stesso piano etico ed ideale di Gobetti, Amendola o dei fratelli Rosselli.
La cultura e la memoria storica vivranno pure tempi bui (cogliamo a tal proposito l’occasione per segnalare che nell’inno di Mameli, a rigor di sintassi, «schiava di Roma» è «la vittoria», non «l’Italia») ma non fino a questo punto, almeno si spera.
Chi desiderasse approfondire seriamente la conoscenza del Novecento e delle sue tragedie può dunque fare a meno del gradevole volume firmato da Sibyl von der Schulenburg, così come Verona poteva tranquillamente fare a meno di un monumento lontano dalla sua bellezza e piazzato nel cuore del centro storico per celebrare, con la scusa di una misteriosa statua, un personaggio dal passato a dir poco nebuloso.
A pochi metri da lì, finché durano, gli scolpiti profili di Garibaldi, Cairoli, Cavallotti, Battisti e Matteotti stanno per fortuna a ricordarci ben altre lotte e ben altri combattenti per la libertà.

Stefano Biguzzi


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La mafia fa affari anche qui con edilizia, alberghi e usura

L'Arena

IL GIORNALE DI VERONA
Lunedì 15 Novembre 2010
CRONACA Pagina 11
CRIMINALITA' ORGANIZZATA. Il procuratore Gian Carlo Caselli ospite di un incontro sulle infiltrazioni nel Veneto

«Rovina l'economia onesta, che non può competere» Il procuratore capo Schinaia: «C'è chi brinda all'alluvione»

Il ricco Nordest come terra di reinvestimento, quindi di riciclaggio, degli enormi profitti realizzati delle organizzazioni mafiose con le attività più disparate. Non è un'ipotesi delle procure, è già una realtà diffusa.
Il tema delle mafie del nord Italia - il loro riconoscimento e l'attività di contrasto - è stato al centro di un incontro che l'altra sera ha raccolto centinaia di persone al Cento professionale degli Stimmatini di Borgo Trento per una riflessione sul tema delle infiltrazioni mafiose a Verona e nel Veneto. Seguito dalla "cena della legalità" organizzata dalla scuola alberghiera, l'incontro ha ospitato il procuratore capo di Torino, Gian Carlo Caselli, noto magistrato e già membro del Csm.
«Le cifre della criminalità organizzata sono spaventose», ha detto in apertura Pierpaolo Romani, coordinatore nazionale di Avviso pubblico, l'associazione tra enti pubblici per la formazione civile contro le mafie che ha organizzato la serata. «Fossero un'azienda, le quattro mafie italiane (Cosa nostra, Camorra, 'Ndrangheta e Sacra corona unita, ndr) fatturerebbero circa 170 miliardi di euro all'anno, il 12% del Pil. Il Veneto è la sesta regione per quantità di droga sequestrata nel 2008 e nel nord Italia è seconda solo alla Lombardia. Quella di Verona è la prima provincia per quantità di droga intercettata, il 30% di quella regionale. Quanto ai 78 immobili confiscati nel 2008 in Veneto, 22 sono a Verona. Per non parlare delle operazioni finanziarie sospette, con il Veneto al quarto posto in Italia con quasi mille transazioni».
«Chi vive nel Nordest crede che la mafia sia un problema che non riguarda questo territorio», ha poi osservato il procuratore Caselli. «Pensare così è un errore. La mafia sta nelle maggiori città italiane dove reinveste, costruisce, presta denaro e accumula capitale rovinando l'economia onesta, di certo non competitiva di fronte a quella criminale».
Caselli ha poi ricostruito l'identikit del mafioso di quarta generazione: non più coppola e lupara ma doppiopetto, lauree e attività professionali. «Con i soldi le mafie comprano i migliori cervelli su piazza per architettare strutture societarie occulte dietro imprese legali di copertura. In questo modo l'impresa criminale diventa impresa economica. È un giro vorticoso e reticolare che finisce per risucchiare l'economia sana, costretta a cedere sotto i colpi di un sistema con il quale non può competere. D'altra parte, la mafia parte con denaro a costo zero senza chiedere nulla alle banche. Chi è pulito, va chiaramente fuori mercato».
Al primo posto degli interessi mafiosi in Veneto c'è senza dubbio l'edilizia con la partecipazione in imprese che realizzano centri direzionali e commerciali, attività ricettive e grandi opere. Seguono i giochi e le scommesse, il controllo dei mercati ortofrutticoli e l'usura: «in Italia ci sono almeno 600 mila posizioni debitorie aperte con più soggetti contemporaneamente», ha proseguito Caselli. «Siamo chiaramente di fronte ad un progressivo avvelenamento dell'economia pulita e della concorrenza. I costi della mafia stanno nella corruzione, naturalmente riversata sulle spalle dei cittadini: loro corrompono, noi paghiamo. È una vera e propria tassa occulta di almeno mille euro l'anno a testa, inclusi i neonati, una cifra compresa tra 50 e 60 miliardi di euro all'anno».
Troppo tardi? Per Caselli la lotta alla mafia non è solo una questione di magistratura o di forze di polizia. «La società civile ha un ruolo enorme, anche se la questione morale mi pare impallidita se non eclissata. Del resto, c'è un limite culturale che! da sempre caratterizzato il nostro rapporto con i problemi di mafia. M! afia che, se non uccide, più di tanto non rappresenta un problema. L'assuefazione è il danno peggiore che possiamo farci».
Il capo della Procura veronese, Mario Giulio Schinaia, è infine intervenuto per sottolineare la delicatezza del momento: «È proprio quando non uccide che la mafia sta facendo grandi affari, magari in qualche salotto buono. E sono sicuro che l'alluvione dell'est veronese ha fatto brindare molti disonesti che vedono nelle disgrazie altrui l'ennesima occasione di illegalità».

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La Sorte, così un'oasi diventerà un inferno

 L'Arena

IL GIORNALE DI VERONA

Lunedì 15 Novembre 2010
CRONACA Pagina 10

SOPRALLUOGO. A piedi nelle campagne e fra le case dove è previsto il Passante nord


Oltre 50 ettari di terreno agricolo di pregio saranno espropriati per un'infrastruttura che per i residenti «porterà solo camion e smog»

Una passeggiata nei luoghi in cui sorgerà il futuro passante Nord, per rendersi conto di persona della reale imponenza dell'opera e dell'impatto concreto che avrà sul territorio. Questo l'obiettivo del circolo PD Enzo Biagi della terza circoscrizione, che ha organizzato ieri mattina un giro di osservazione lungo l'argine dell'Adige, all'altezza della località La Sorte, vicino a Chievo, nel punto in cui il fiume verrà attraversato dal traforo delle Torricelle. «Questa vuole essere una manifestazione di solidarietà per il quartiere, che verrà imprigionato dal muro creato dal passante», spiega Federico Benini, coordinatore del circolo Biagi. «Non è una soluzione al problema del traffico, perché non verrà comunque utilizzato dagli abitanti della zona per raggiungere i punti sensibili, come lo stadio, l'ospedale di Negrar o quello di Borgo Trento. Tutti continueranno ad usufruire della viabilità esistente, mentre aumenterà il traffico pesante dei camion, con conseguente crescita dell'inquinamento atmosferico. Inoltre le opere di compensazione per il quartiere sono irrisorie; per ora è prevista solo una pista ciclabile lungo il fiume e nient'altro».
Molti i residenti della zona che hanno partecipato all'iniziativa, convinti che la nuova "autostrada cittadina" porterà loro solo un peggioramento della situazione e nessun beneficio. «Il quartiere della Sorte è un'isola felice, siamo collegati alla città da una strada poco frequentata, senza traffico ed inquinamento. Vogliamo che rimanga così», affermano infatti con decisione.
«Il passante andrà ad espropriare 50 ettari di terreno agricolo di pregio, coltivato a frutteto, con pesche, kiwi, cachi! Le proprietà verranno sventrate, le case, che ora sono immerse nel verde, verranno imprigionate da muraglioni alti fino a 11 metri e perderanno inevitabilmente valore, i terreni saranno inquinati, nessuna compensazione sarà sufficiente a ripagare i cittadini», sostiene l'architetto Luigi Lazzarelli, autore dei diorami posizionati in punti strategici lungo il percorso, per illustrare esattamente come sarà modificato il paesaggio dalla presenza del passante e quale l'impatto con l'ambiente, sia umano che naturale. «Un conto è vedere dei disegni sulla carta, tutt'altra cosa essere sul posto e rendersi conto con i propri occhi di quanto il paesaggio verrà deturpato dall'imponenza dell'opera. I 400mila euro previsti per realizzarla in questo momento di crisi, potrebbero certamente essere impiegati in modo più proficuo. In questo modo invece, quest'oasi di pace e natura sparirà, senza portare alcun beneficio, solo disagi e pessima qualità dell'aria».
Il Passante andrà in Consiglio comunale tra un mese per le circa 2.400 osservazioni alla variante urbanistica. Nei primi mesi del 2011 forse il via libera al nuovo bando per il project financing. E.I.

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Tav a Verona, battaglia nazionale


L'Arena
IL GIORNALE DI VERONA

Lunedì 15 Novembre 2010
CRONACA Pagina 7 

LE PRIORITÀ. Il sindaco: questo è un obiettivo comune condiviso con categorie e mondo della finanza per garantire lo sviluppo


Tosi: «Altro che Ponte sullo Stretto: mobilitazione generale per non perdere il treno. Sarebbe un disastro»

«Una mobilitazione generale, veronese, veneta e nazionale, per portare e realizzare in tempi possibilmente rapidi la Tav nel Nordest, vera priorità del Paese, altro che il Ponte sullo Stretto che neppure la Sicilia vuole». Parola del sindaco Flavio Tosi che dopo il convegno dell'altro giorno al centro Toniolo sul futuro della città mette a fuoco le priorità emerse e soprattutto il comune sentire registrato tra mondo della politica, dell'impresa e del lavoro e della finanza. Se è vero come dice il presidente di Confidustria Andrea Bolla che il primo obiettivo comune è quello di garantire ai veronesi e alle future generazioni che questo territorio rimanga fortemente competitivo e quindi abbia una concreta capacità di attrarre industrie, imprese, lavoro per creare e distribuire benessere, è chiaro che il primo passo è fornire il territorio stesso degli strumenti adeguati. E se si vuole garantire anche in futuro che le merci (oltre che le persone) continuino ad arrivare nei nostri distretti, si devono costruire reti ferroviarie adeguate e potenziare i collegamenti aeroportuali.
E se su questi obiettivi, che sono condivisi, ci sono progetti concreti da parte della politica che quindi è chiamata a fare la sua parte con responsabilità, innovazione e visione strategica, c'è la disponibilità a intervenire con risorse fresche sia da parte delle banche che della finanza e delle imprese come hanno confermato sia il vicepresidente vicario di Unicredit Luigi Castelletti (per il quale proprio le infrastrutture rappresentano la priorità assoluta), sia il presidente di Cattolica Paolo Bedoni sia i presidenti di Confindustria e Apindustria. «Sì, è vero, sulla Tav ho registrato la medesima grande preoccupazione da parte di tutti gli attori del sistema Verona», ha affermato! ieri il sindaco Flavio Tosi, «perché siamo consapevoli che se perdiamo il treno della Tav è un disastro per la nostra economia. Per questo dobbiamo mettere in piedi una battaglia fortissima per tutto il veneto affinché si lasci perdere il Ponte sullo Stretto e il sistema Paese dia la priorità alla Tav nel Nordest. Una battaglia nella quale dobbiamo coinvolgere anche Lombardia e Friuli perché un Corridoio 5 incompleto p inutile per tutti. Se noi siamo la porta verso l'Est europeo non possiamo permetterci che il Corridoio 5 venga sostituito dal corridoio parallelo che passa a nord delle Alpi».
Serve però una mobilitazione che coinvolga la Regione e i parlamentari. «Lo farò alla prima occasione: intendo chiedere sia all'assessore veneto Renato Chisso che al presidente Luca Zaia di mobilitare ancora di più la Regione su questo fronte e coinvolgerò i nostri parlamentari, perché il rischio che l'Unione europea ci! tolga i finanziamenti previsti è molto concreto. E devo dire che l'Europa farebbe bene: se le risorse ci sono e non vengono utilizzate è sacrosanto toglierle per destinarle altrove».
«Stiamo facendo», prosegue amaro Tosi, «una brutta figura, come quelle Regioni che noi tanto critichiamo perché hanno i finanziamenti e non li spendono». Una beffa per una città che ha già una piattaforma logistica internazionale come il Quadrante Europa e attende solo nuovi flussi di merci. «Noi stiamo lavorando per avere le merci dal Tirreno e da Venezia dove verrà attivata la piattaforma off shore per le navi container. Sarebbe paradossale avere nuove merci da trasportare e ritrovarci un sistema zoppo perché manca l'Alta capacità nel Veneto per arrivare poi al Brennero».
L'altro aspetto infrastrutturale è l'aeroporto: «È l'altra questione principale: qui va fatta una riflessione seria affinché; la volontà di Verona di tenere la maggioranza assoluta della società non diventi invece un limite allo sviluppo, allontanando i potenziali investitori dei territori vicini. Se vogliamo che l'aeroporto cresca dobbiamo trovare il modo che tutti sentano il Catullo come il loro aeroporto e per questo compartecipino al suo sviluppo».

1 novembre 2010

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Cerchiamo di capire un po' meglio quello che è successo in questi giorni nelle banche veronesi.

Fondazione Cariverona che è la principale azionista di Unicredit che, a sua volta, è una delle più grandi banche europee, ha rinnovato il suo Consiglio di Amministrazione.

Un paio di mesi fa il sindaco Tosi aveva dato una mano al presidente della Fondazione Biasi per cacciare l'amministratore delegato di Unicredit, Profumo, che non approvava il proclama  di Bossi “La Lega si deve prendere le banche del Nord”.

Biasi vuole essere rieletto per la terza volta alla guida della Fondazione. Lo vuole, ne ha bisogno. per vari motivi ma è in difficoltà sia perché dovrà affrontare, in gennaio, un processo per bancarotta sia perché molti fanno osservare che lui è pure in conflitto di interesse in quanto socio della banca che finanzia le sue aziende in difficoltà e per il risanamento delle quali ha bisogno di un sacco di soldi per fronteggiare l'esposizione (debiti) che ha verso fornitori e altre banche, circa 100 milioni.

Milioni che possono venire dalla cessione, dalla vendita, dei terreni e degli immobili di sua proprietà situati a ridosso dell'autostrada Serenissima nel comune di Verona.
Come si sa il valore di terreni e di immobili dipende dalla loro destinazione d'uso e la loro destinazione d'uso può essere decisa, indicata, cambiata solo dal Comune cioè, per essere chiari, solo dal sindaco.

Nei giorni immediatamente precedenti l'assemblea dei soci che dovrà eleggere il CdA, le riunioni preparatorie si succedono a ritmo frenetico.
La Fondazione è un istituto privato ma dove si tengono queste riunioni? Nell'ufficio del sindaco.
E Tosi chiede, pretende, che un suo uomo, della Lega, non del Consiglio comunale, abbia un posto di comando: vuole il vicepresidente e propone l'avvocato Maccagnani “vicino” alla Lega.

Biasi, in qualche modo, tenta di allentare la pressione della Lega ma più di tanto non può.
La matita per disegnare i piani territoriali ce l'ha in mano Tosi e allora Biasi dice che alla vicepresidenza ci deve andare una persona esperta di finanza perché, dice, se sarò condannato per bancarotta dovrò lasciare.
L'accordo viene raggiunto con la nomina del professor Giovanni Sala come vicepresidente e di Maccagnani nel CdA come responsabile di due commissioni fondamentali: quella che decide le erogazioni e quella riservata agli investimenti e al patrimonio.
Cioè la cassaforte di Cariverona.
                                                                                                  
 Cioè un potere economico e finanziario, una disponibilità di fondi, di soldi, immensa.

Qualche politico nostrano del centro sinistra e qualche giornale hanno detto e scritto che la Lega ha dovuto fare un passo indietro.
Forse sarebbe bene spiegare che quando Bossi dice “La Lega si deve prendere le banche del Nord” intende semplicemente dire che la Lega vuole le chiavi della cassaforte; il resto se lo tengano pure gli altri.
E gli altri, i berlusconiani  veronesi, esclusi dal desco, sono infuriati.

Intendiamoci,non sono per i bei tempi passati.
 La DC, a Verona, faceva più o meno lo stesso. Le banche erano “sue”ma il panorama, per alcuni aspetti, era diverso.
La finanza contava meno. Contava di più l'economia cioè il lavoro, la produzione pur se sempre di capitalismo si trattava.
Quel che mi sembra di poter dire è che una persona come Bias, con i problemi che ha, allora, non sarebbe stato eletto ancora una volta presidente del maggior istituto finanziario della città.
Una mano gliela deve aver data anche la sua casa di appartenenza: l'Opus Dei.

Parliamo di vicinanze.

La lingua, scritta e parlata, con una singola parola, un aggettivo, è spesso più precisa delle più elaborate descrizioni nel rappresentare i tempi in cui si vive.

Una volta, non tanto tempo fa, uno che faceva politica veniva indicato come democristiano, o comunista, o socialista  o socialdemocratico....Poi si cominciò a distinguere: un democristiano poteva essere andreottiano o moroteo...; un comunista poteva essere migliorista o ingraiano...; un socialista poteva essere craxiano o lombardiano e così via.

Oggi dai giornali e dalle televisioni i politici vengono indicati, classificati così: il consigliere Mattia Galbiero è vicino a Conta, anche la consigliera Leso è vicina a Conta, mentre il consigliere Bruno Frustoli è vicino al consigliere Gasparato, ma il consigliere Bolcato è invece vicino a Brancher e l'assessore Di Dio è vicino a Mariotti e Alberto Murari si avvicina alla senatrice Bonfrisco.
Vicini, solo vicini perché non si sa mai...se le cose dovessero cambiare...non ero “con” lui, ero solo vicino, passavo di lì... non mi ero neanche fermato!
Ci vorrebbe Alberto Sordi.

Un ricordo personale che, forse, interesserà poco gli ascoltatori ma pazienza.
Negli anni '70 l'Estate Teatrale veronese mi chiese di fare una medaglia da consegnare a quanti avessero significativamente meritato del teatro italiano.
Così modellai una medaglia con castel San Pietro, il Teatro Romano e, sotto, l'Adige e una scritta:   “Non c'è mondo fuori dalle mura di Verona”.
Niente di molto originale, tanto meno la scritta, ma mi andava bene così. Ritenevo che la mia città fosse un buon luogo dove viverci malgrado fosse governata da forze sostanzialmente conservatrici (l'esperienza Gozzi sarebbe stata immediatamente successiva).

Pochi anni fa, 2007, il Circolo del Cinema mi chiese di fare una medaglia per il sessantesimo anniversario della sua fondazione. Ne avevo già fatte per precedenti anniversari.
Modellai il tracciato delle mura attraversato dall'Adige e la scritta: “C'è un mondo fuori da queste mura”.
Si era appena insediata in Comune la nuova maggioranza composta dalla Lega, dall'estrema destra e da Forza Italia.

Giorgio Bragaja
Intervento a Radiopop 29-10-2010 banche veronesi, vicinanze e altro.

31 ottobre 2010

NUOVA BRILLANTE IDEA DEL SINDACO: «La prostituzione in casa va regolamentata»

Solo qualche giorno fa, come riporta il blog di 'Verona, città aperta', l'ottimo e ottimista Giorgio Bragaja, riferendosi agli 'orrori' di Verona, affermava: non ci manca più nulla!
Eh no, caro Giorgio e cari amici e amiche, ogni giorno siamo costretti a vederne e sentirne di nuove: mancava questa nuova brillante idea del Sindaco a cui non basta più fare l'amministratore, ma pretende di suggerire nuove leggi liberticide al legislatore.
Al suo totale disprezzo della dignità delle donne, il quotidiano locale aggiunge il tono stupidamente ammiccante dell'estensore dell'articolo. Il risultato è misero e triste. Oltre a luoghi comuni triti e ritriti sul 'lavoro' delle prostitute, sulla necessità di regolamentazione della prostituzione e di controlli sanitari che ricordano più il Ventennio fascista che una società rispettosa delle libertà individuali e che tutela i diritti delle più deboli, quello che fa inorridire sono quei cittadini che, come nel profondo Far West, segnalano presunti reati non alle istituzioni preposte e secondo i metodi previsti, ma allo sceriffo nel saloon ... pardon, al sindaco al mercato.
La confusione di ruoli e di luoghi istituzionali,  tra libertà e diritti, tra convivenza e giungla è completa.  Mala tempora currunt. Davvero 
 

COSTUME E SOCIETÀ. L'intervento è stato compiuto dalle pattuglie dei vigili. E il sindaco rilancia l'appello al Parlamento affinchè approvi una legge che tuteli le donne

«La prostituzione in casa va regolamentata»

Blitz per chiudere un appartamento a San Zeno, dopo una segnalazione fatta a Tosi al mercato dello Stadio. Anziano denunciato per sfruttamento

Un vecchietto è stato denunciato per sfruttamento della prostituzione. Ha 72 anni, e avrà un bel da sostenere lui, quando arriverà a processo, che non sapeva che cosa accadeva nell'appartamento che aveva affittato a una brasiliana che poi a sua volta aveva ceduto la casa a una connazionale.
Tutti quelli che abitano in zona sapevano che al civico 23 di via Barbarani a San Zeno c'erano le «signorine», così come hanno indicato al sindaco alcuni residenti durante il mercato rionale dello Stadio. Il «traffico» di clienti infastidiva e imbarazzava.
Flavio Tosi dopo averla ricevuta ha passato la segnalazione alla polizia locale che s'è messa in moto e così è stato denunciato l'anziano, e sono state denunciate per immigrazione clandestina le quattro brasiliane e un loro connazionale. Non potevano essere denunciate per altro reato. La prostituzione non è contemplata tra essi.
Ci hanno messo poco gli agenti del Nucleo operativo della locale a scoprire che cosa accadesse nell'appartamento. Per legge per aprire un'utenza gas o luce devi lasciare un recapito telefonico. La «signorina» aveva lasciato lo stesso numero che messo in internet era il recapito di donnine per ore liete. Anche le tecniche investigative si adeguano ai costumi, e oggi tutto viaggia in rete. Spesso navigare nel web permette di rintracciare persone, scoprire siti in cui agganciare prostitute o altro ancora.
Sono stati fatti gli appostamenti: gli affari andavano a gonfie vele, merito anche della bellezza esplosiva della brasiliana in questione che si propagandava in rete. Uno degli agenti ha chiamato il numero indicato fingendosi cliente e facendosi fissare un appuntamento. E così, dopo qualche giorno di controlli, l'appartamento è stato posto sotto sequestro.
Il recente fatto di cronaca illustrato ieri mattina durante una conferenza stampa del comandante della polizia locale Luigi Altamura, che ha sottolineato che si temeva un aumento di prostituzione nelle case visto che quella in strada viene sanzionata, è stato lo spunto per tornare a parlare della ventilata possibilità di riaprire le case chiuse. «Sostenere questo sarebbe un ritorno al passato. Ma noi siamo del parere che il parlamento deve affrontare la questione e normare quella che a tutti gli effetti dev'essere ritenuta una professione. Lo diciamo da anni che queste donne ci sono sempre state. È un dato di fatto. E continueranno ad esserci altrettanto. Quindi la loro professione va normata per evitare situazioni di degrado e per evitare che loro stesse siano fatte oggetto di violenza», ha detto Tosi, «inoltre debbono essere sottoposte a controlli sanitari. Quello che va evitato e contrastato è il loro sfruttamento, e soltanto con una legge che riconosca il loro «lavoro» può esserci tutela. Vanno inoltre individuati degli spazi dove possano lavorare senza creare disturbo agli altri residenti», ha concluso Tosi.
L'Arena
IL GIORNALE DI VERONA
Domenica 24 Ottobre 2010 CRONACA Pagina 9

29 ottobre 2010

CA' DEL BUE Il corteo di chi non si rassegna

Un grazie di cuore a chi ha raccolto l'invito ed ha partecipato alla manifestazione di piazza il 9 ottobre scorso.
Da decenni, a detta dei giornalisti presenti, non si vedeva una manifestazione tanto partecipata e sentita a Verona: una città rassegnata che apparentemente dorme ripiegata su se stessa.
Vedere corso Porta Nuova, dai portoni della Bra a Porta Nuova, riempito senza soluzione di continuità, di gente, famiglie e bambini ha veramente commosso i gruppi promotori, rinforzando in loro il convincimento di essere nel giusto. Alla città, e soprattutto a chi ci amministra, è adesso inequivocabilmente chiaro che moltissimi cittadini sono consapevoli dell'esistenza dia alternative diverse dall'incenerimento per gestire in modo corretto e salubre il problema dei rifiuti.
Ora è d'obbligo proseguire, con rinnovata passione ed entusia! smo, nella motivata resistenza ad un progetto tanto insensato quanto pericoloso come quello dell'inceneritore a Cà del Bue.
Chi era presente ha ben chiaro qual è stato lo spirito della giornata e che tipo di persone vi hanno preso parte. Alcuni rappresentanti di partito hanno insinuato il dubbio che i partecipanti alla protesta fossero disinformati e che a loro volta facessero disinformazione.
Questo modo di operare non fa onore alla classe politica che non accetta chi democraticamente e pacificamente dimostra il proprio dissenso. Una classe politica che in più si arroga il diritto di essere l'unica detentrice della verità senza darne riscontro oggettivo.
I cittadini hanno diritto ad un contradditorio pubblico fra esperti dei due modi di pensare alla soluzione del problema legato alla gestione dei rifiuti, che chiarisca finalmente in modo oggettivo la verità su Ca' del Bue e sull'incenerimento in generale.
Fra le tante immagini, una ! 2; rimasta particolarmente impressa nella memoria nel corso de! lla manifestazione: quella gente che, quasi in un clima di festa, sfila con dignità davanti alla scalinata di Palazzo Barbieri difeso dagli scudi delle forze di Polizia in assetto anti-sommossa, posti quasi a sottolineare la distanza fra le gente comune e le istituzioni preposte alla loro tutela.
Di nuovo un grande grazie per aver camminato tutti assieme e per aver dato le ali al sogno che dal 9 ottobre un'altra Verona è possibile, indipendentemente dal colore politico di chi la governa.
Il cammino sarà ancora lungo ma in ciascuno di noi, dopo aver vinto questa importante tappa, è cresciuta la convinzione che solo uniti ce la possiamo fare.
Le associazioni e i comitati promotori della manifestazione per il riciclo contro l'inceneritore di Cà del Bue
VERONA

ANTINUCLEARI A TUTTO CAMPO A VANGADIZZA, ANCHE MARTINELLI E’ CON LORO.

Serata informativa al Circolo Noi di Vangadizza: “Case e terreni dimezzati del loro valore se passerà il nucleare”


‘Fornire un’informazione corretta alla gente’ è lo slogan del Comitato Antinucleare di Legnago e Basso Veronese che venerdì 12 novembre alle 20.30 presenterà a Vangadizza, organizzato dal locale Circolo Noi, una serata non  a caso definita informativa: “La televisione e i giornali da mesi stanno fornendo opinioni scorrette e di parte per sostenere il folle programma nucleare del governo“, precisa Lino Pironato, presidente del battagliero comitato legnaghese che ora annovera  tra le sue file anche il consigliere Lucio Martinelli, il più votato dai legnaghesi della Lega Nord.

Oltre alla paventata centrale nucleare di Torretta, ora ci si mette anche la possibilità delle scorie nucleari: “Siamo convinti che le contrastanti dichiarazioni di Zaia, contrario durante le elezioni alle centrali, e quelle del sindaco di Verona Tosi, del presidente della provincia Miozzi e del deputato Giorgetti siano nebbia nei confronti di tutti: ci offriranno soldi per ospitare o per far passare le scorie radioattive in un territorio e con una popolazione che già ha a che fare con vere e proprie emergenze ambientali. All’attuale amministrazione comunale non importa niente della salute dei suoi cittadini, un’altra prova è quella vera e propria ‘bomba’ che è la centrale a biomasse di S. Pietro di Legnago.  E vedrete “  prosegue Pironato “ che con i soldi cercheranno di comprare il consenso, cercando di mettere le amministrazioni comunali una contro l’altra per accaparrarsi un presunto tesoro. Ma perché offrire tanti soldi se il nucleare dicono che è  sicuro? E visto che un comune del mantovano, vicinissimo a Isola della Scala, è stato individuato per ospitare le scorie radioattive, cosa ne sarà della produzione di riso di alta qualità di quella zona?”
Ma nel corso della serata di Vangadizza saranno toccati anche altri temi: “Nessuno ne parla, ma se la radioattività sarà accettata tutte le proprietà, case e campi compresi, perderanno gran parte del loro valore. Siamo disposti a lasciare ai nostri eredi qualcosa che vale la metà di quello che abbiamo duramente conquistato e pagato con i sacrifici di una vita? Inoltre “ conclude Pironato “ in caso  di incidente nucleare non esiste nessuna assicurazione al mondo disposta a coprirne le spese. Ma questo nessuno lo dice.”

27 ottobre 2010

una proposta per Piazza Corrubbio

Il futuro di Piazza Corrubbio riguarda ormai l'intera città.
La Piazza è nel cuore di San Zeno, e San Zeno è nel cuore di Verona. Dunque, il destino di  Piazza Corrubbio può ben simboleggiare il domani della nostra pòlis.
I sanzenati hanno raccolto la solidarietà di tutti i veronesi che si rendono conto che distruggere Piazza Corrubbio significa far morire l'intero rione di San Zeno, ultimo quartiere realmente popolare, storico, tradizionale, caratteristico della “veronesità”.  Oggi sappiamo anche che proprio da lì si sviluppò il cristianesimo a Verona, che poi trovò la sua massima espressione nell'epopea vescovile di San Zeno.
Dunque, la piazza va salvata, perchè è un patrimonio della storia di Verona.
L'intero Consiglio Comunale, tutte le forze politiche, il Sindaco stesso, hanno detto che realizzare quel parcheggio in Piazza Corrubbio, a 50 metri dalla Basilica di San Zeno, è un errore grave, e che se si potesse bisognerebbe non farlo.
Volere è potere.
La Fondazione Cariverona, che come finalità statutaria “ispira la sua attività al bene comune e persegue esclusivamente scopi di utilità sociale” può intervenire, interpretando il comune sentire di tutti i veronesi, per la tutela e la salvaguardia di  Piazza Corrubbio, così come, meritoriamente, ha già fatto per salvare dal degrado o dall’alienazione Castel S. Pietro, gli ex Magazzini Generali, la Biblioteca Civica, i Palazzi Scaligeri, Palazzo Forti.
La soluzione è possibile.
La Convenzione fra il Comune di Verona e la Rettondini S.P.A., vincitrice della gara per la realizzazione del parcheggio interrato “San Zeno”, prevede all'articolo 20 la possibilità di revocare la concessione “per motivi di pubblico interesse”.  Il pubblico interesse ora è che la storica piazza rimanga tale e non diventi la mera copertura di un garage sotterraneo  (ciò in cui rischia di trasformarsi senza un urgente intervento).
Il Sindaco di Verona dovrebbe aprire una trattativa con la Ditta Rettondini per risolvere il contratto e definire in via bonaria i costi effettivamente sostenuti, le penalità e l’indennizzo (e la ditta, senza rimetterci, dovrà avere un atteggiamento collaborativo con l'intera comunità veronese). La Fondazione dovrebbe intervenire economicamente a supporto del Comune per il pagamento delle somme dovute. La piazza, così riconquistata dalla città, potrà quindi essere riqualificata e valorizzata, con l'esposizione dei reperti archeologici ritrovati, come indicato dalla Soprintendenza.
Piazza Corrubbio, restituita ai veronesi, rimarrà nelle disponibilità della Fondazione Cariverona (almeno per i prossimi 34 anni, lo stesso tempo per il quale era prevista la concessione alla ditta Rettondini), che potrà farne un luogo privilegiato di attrazione culturale ed archeologica.
L'intesa fra i tre soggetti “Comune di Verona – Fondazione Cariverona – Soprintendenza”, può dunque realizzare quel “miracolo” che San Zeno vuole per salvare  Piazza Corrubbio dalla condanna a morte. Sarebbe davvero una festa grande, una “grazia” che la città di Verona si merita.
Mao Valpiana

Comitato “Salviamo Piazza Corrubbio”

«Chiediamo a Cariverona di salvare la piazza»

Che Cariverona faccia di piazza Corrubbio luogo di percorsi archeologici e culturali. Il Comitato «Salviamo Piazza Corrubbio» non molla la presa. E proprio ieri, nel giorno in cui per la ditta vincitrice della gara d'appalto è iniziato il conto alla rovescia sui giorni di realizzazione dell'opera, torna a ribadire che il parcheggio interrato può ancora non essere fatto, visto che, in fondo, a non volerlo sono lo stesso sindaco e l'intero Consiglio Comunale. 
«Il futuro di piazza Corrubbio riguarda ormai l'intera città», è scritto nella lettera inviata dal Comitato al presidente della Fondazione Cariverona, Paolo Biasi, e al sindaco, Flavio Tosi. Per arrivare a concludere che «la piazza va salvata, perché è un patrimonio della storia di Verona». Alla Fondazione, che «ispira la sua attività al bene comune e persegue esclusivamente scopi di utilità sociale», la richiesta quindi di intervenire economicamente, così come già fatto per salvare dal degrado Castel San Pietro, gli Ex Magazzini Generali, la Biblioteca Civica, i Palazzi Scaligeri e palazzo Forti. «La Convenzione fra il Comune e la Rettondini prevede all'articolo 20 la possibilità di revocare la concessione per motivi di pubblico interesse», è scritto ancora nella lettera del Comitato, per il quale il pubblico interesse di oggi «è che la storica piazza rimanga tale e non diventi la mera copertura di un garage sotterraneo». Se Comune e ditta definissero «in via bonaria i costi effettivamente sostenuti, la penalità e l'indennizzo», la Fondazione potrebbe quindi farsi carico del pagamento delle somme dovute (al momento la penale è di circa 3 milioni di euro), e procedere nella valorizzazione della piazza come luogo di attrazione culturale e archeologica. Almeno per i prossimi! 34 anni, gli stessi per i quali è prevista la concessione alla Rettondini.Ch.Baz.
L'Arena
IL GIORNALE DI VERONA
Martedì 26 Ottobre 2010 CRONACA Pagina 13

25 ottobre 2010

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L’avvocato del diavolo

Giovedì sera durante la puntata di Diretta Verona su Telearena avrei voluto intervenire dopo esser stato tirato indirettamente in ballo dal Presidente di Agsm Paternoster, in collegamento telefonico e non in studio causa indisposizione fisica. Purtroppo le telefonate da casa sono state molte e gli interventi in studio frenetici ed accesi, non sono riuscito dunque a dire la mia in diretta.
Affido quindi le mie riflessioni e risposte a questo comunicato.
Sabato 9 ottobre nella manifestazione organizzata dai comitati a favore del riciclaggio e contraria alla riattivazione dell’inceneritore ero uno dei 4 diavoli travestiti che trainavano il carro allegorico allestito per la manifestazione. Paternoster ha dichiarato che con questa gente travestita non vuole confrontarsi perché facciamo disinformazione.
Intanto io alla manifestazione c’ero, nonostante affetto da lombosciatalgia non ho voluto mancare. E non ci sto ad essere nuovamente classificato come “terrorista mediatico” (anzi in trasmissione declassificato a puro “terrorista” senza nemmeno il mediatico come epiteto!) perché mi impegno come molta altra gente a diffondere notizie anche pesanti per far comprendere al maggior numero di persone possibile la gravità della situazione. E se si parla di tumori o possibili altre malattie sono le evidenze scientifiche che lo attestano, non la mia volontà o quella dei comitati.
Ci tengo molto a precisare inoltre che l’idea di travestirsi da diavoli è nata da una frase di Padre Alex Zanotelli, non un personaggio del calibro di Osama Bin Laden. Padre Zanotelli in più di un’occasione nella sua opera a favore del riciclaggio e della corretta gestione dei rifiuti, ha affermato: “Dio ricicla e il diavolo brucia”. Abbiamo quindi identificato nei 4 diavoli attorno al carro chi sostiene l’incenerimento perché tutto nella e per la manifestazione era fondato su questa dicotomia: il volantino divulgativo, il banner sul nostro sito, gli striscioni e anche i figuranti. Tutto con questo contrasto, dai colori alle scritte. E figuranti che non eravamo solo noi 4 diavoli, perché più avanti rispetto a noi decine di bambini saltellavano con bianche ali angeliche, a rappresentare chi invece ricicla nella visione di Padre Alex. Ma questi bambini ovviamente nessuno li ha visti… come nessuno ha colto il messaggio di fondo che volevamo trasmettere.
Vorrei poi soffermarmi su altre dichiarazioni avvenute durante la trasmissione, sulle quali avrei voluto esporre il mio pensiero.
Il non ancora Direttore di AGSM Giampietro Cigolini (perché non ancora nominato e tuttora con lo stesso incarico nell’altro grosso ente partecipato del Comune, AMIA) ha dichiarato in apertura che Verona non si è ridotta come Napoli o Palermo con i rifiuti nelle strade solo grazie all’attività compiuta a Ca’ del Bue, specificando chiaramente in precedenza come le operazioni svolte ultimamente sono state solo di selezione meccanica del rifiuto indifferenziato, non quella di combustione. Ha affermato che l’impianto di Ca’ del Bue risulta quindi necessario, ma alla luce dei fatti se ha funzionato solo il separatore quello che conta davvero è la raccolta differenziata allora! E qui mi trova perfettamente d’accordo!
Snocciolando poi cifre sulla quantità giornaliera di rifiuto indifferenziato prodotto su tutta la provincia (quello che si intenderebbe bruciare) ha dichiarato 645 tonnellate/giorno, con una differenziata che arriva al 54%, a livello medio provinciale appunto [una domanda sorge ora spontanea: ma se ci sono comuni come S.Martino, rappresentato in studio dal Sindaco Avesani, che sono all'80% e altri ben oltre, come mai la media è così bassa? che sia la grande e sviluppata città che a fatica supera il 50% a tirare verso il basso le cifre? mah...]. Facendo al volo quattro conti ho calcolato come produzione totale giornaliera circa 1400 tonnellate. Il Direttore (di AMIA) Cigolini sostiene si debbano bruciare al giorno dalle 550 alle 580 tonnellate di immondizia. Dovendo per legge raggiungere il 65% di materiali differenziati entro il 2012, resterebbero fuori 491 tonnellate. Come fa quindi l’inceneritore a funzionare se ha un deficit oscillante tra le 60 e le 80 tonnellate al giorno? E questo secondo conti spicci, ma soprattutto con l’ipotesi che la differenziata non superi mai la cifra 65% dettata dalla legge. Ma soprattutto che non si importino rifiuti da fuori provincia!!  E non considerando poi l’arguta osservazione di Stefano Fittà, rappresentante in studio di tutti i comitati ed associazioni uniti nella battaglia, sull’impossibilità di trasferimento di ‘normali’ rifiuti solidi urbani oltre i confini provinciali, ma la libera circolazione per quelli speciali, di cui fa parte il “cdr”: il fantomatico Combustibile Da Rifiuto, elaborato finale di un semplice trattamento meccanico delle ‘sgaùie’ (o ‘scoasse’ o ‘scovasse’ visto che arriveranno da altre province venete più a oriente della nostra).
Sempre il quasi Direttore (di AGSM) Cigolini ha parlato nuovamente della visita compiuta ormai anni fa in Israele ad un impianto di trattamento a freddo, perché spinti dai comitati. Non è assolutamente vero! L’impianto in questione, della ArrowBio, sono andati a visitarlo in totale autonomia decisionale, noi ne abbiamo solo preso atto. Constatando successivamente come non sia stata prodotta una relazione documentativa ufficiale al livello di azienda, perché i fini ultimi del viaggio internazionale (intercontinentale aggiungerei) erano ben diversi e votati al solare fotovoltaico. Ha ripetuto come in ogni caso questa tecnologia non si possa applicare in Italia. Si vede che Civitavecchia è da poco un’enclave vaticana o di qualche altro stato straniero, S. Marino forse. Ricercare per credere… (non l’appartenenza della città romana ad uno stato estero, ovvio).
Per la prima volta ho sentito però dichiarazioni chiare sul risparmio di inquinamento che l’inceneritore causerà andando a sopperire all’utilizzo di chissà quante vecchie caldaie inquinantissime per riscaldamento domestico. Era ora si capisse come l’impianto di teleriscaldamento non esiste attualmente e nemmeno è compreso nel bando di gara dei nuovi forni né nel revamping dei vecchi! Nessun problema, perché se ne occuperà in toto AGSM, intervenendo e sovrapponendosi quindi al progetto di un’altra azienda esterna (ed estera) o cercando di restaurare le vecchie strutture mai entrate in funzione e realizzando le condutture che dopo alcuni chilometri raggiungeranno i primi centri abitati. Questo almeno è quello che ho dedotto, senza alcuna visione luciferina o terroristica.
Vorrei ribadire però, rispondendo anche alle dichiarazioni del Presidente di Circoscrizione e vice Presidente della Provincia e Assessore alle Politiche del Settore Faunistico (Caccia-Pesca) e Assessore (infine) all’Ambiente Fabio Venturi, come nonostante si riesca ad effettuare questo teleriscaldamento, usare il termine “termovalorizzatore” risulta sempre alquanto inappropriato, oltre che sempre contrario alle disposizioni della Comunità Europea…
Come risulta ridicolmente inopportuno, fuorviante e totalmente fuori luogo ed errato considerare i rifiuti come fonte di energia rinnovabile!!! E qua il Direttore o neo o ex che sia Cigolini dovrebbe davvero vergognarsi! Perché perfino la legge italiana solamente con uno stratagemma considera i materiali post consumo come fonte ‘assimilata’ alle rinnovabili. Non una rinnovabile essa stessa! Questo sicuramente fa parte della vera disinformazione Direttore…
Concluderei con l’ultima non banale osservazione sulla destinazione ignota delle ceneri e scorie in uscita dall’inceneritore. Aggiungerei a queste però anche i filtri una volta intasati. Il silenzio degli interpellati non lascia adito a grandi immaginazioni: finiscono anche loro in discarica. Peccato non abbiano avuto però il coraggio di ammettere che data la pericolosità alcuni scarti necessitino di discariche speciali. Un po’ come le scorie nucleari stoccate in eterno nelle miniere dismesse di salgemma in Germania…
Sarebbe tante e altre le considerazioni e gli approfondimenti da fare, ma mi limito a questi che sarebbero stati quelli su cui avrei focalizzato il mio intervento telefonico purtroppo non avvenuto.
La puntata è stata una bella iniziativa e credo abbia avuto un buon successo, basti considerare l’ottima qualità degli interventi delle telefonate dei telespettatori, dimostratisi quasi più preparati ed attenti di alcuni ospiti in studio.
Inviterei quindi Mario Puliero, direttore dell’emittente televisiva, e il suo staff a ripetere prossimamente l’argomento, anche da giovedì prossimo. Focalizzando magari su un settore specifico ed invitando ospiti tecnici, facilmente reperibili anche sul territorio veronese, si potrà cominciare davvero a fare una seria informazione sulla vicenda inceneritore.
La manifestazione l’ha dimostrato e i fatti proseguono. La scelta fatta non è condivisa da una fascia sempre più grande di cittadini.
Damiano Bonazzo
www.veronareattiva.org