5 dicembre 2010

Quel grande, inutile albero di Natale davanti a Porta Nuova

CIRCOLO PINK VERONA

Alla cortese attenzione della Dottoressa
PERLA STANCARI
Prefetto di Verona

Conosciamo i dati relativi alla disoccupazione nella nostra città e nella nostra provincia, conosciamo la precarietà che attanaglia molti ceti sociali, aumentano i disagi delle persone sole, degli anziani, delle giovani e dei giovani. Ma d’altra parte, non serve che leggiamo tante statistiche, basta l’esperienza quotidiana a dirci quali sono i veri problemi delle persone che ci circondano. Ed ecco che arriva Natale. No, anzi: ecco che si mette in moto la macchina che sollecita il Natale ad arrivare quanto prima. Luminarie, addobbi, musichette: tutto invita a pensare alla grande festa che unisce i cuori, e, ancor prima, le borse. Insomma, cambiano i tempi, il paese mostra segni di cedimento, mezzo Veneto soffre per le conseguenze dell’alluvione, eppure il Natale deve avanzare intrepido con i suoi segnali, come se niente fosse. Questa indifferenza ai tempi presenti ci sembra bene rappresentata dagli alberi di Natale, che una nota ditta installa nei punti nevralgici della città (forse quest’anno ci verrà risparmiato l’albero posto a due passi dal luogo in cui fu ucciso Nicola Tommasoli). In particolare, l’albero di Porta Nuova, pacchiano nella sua esorbitanza, travalica il monumento e insieme il buon senso, diventando emblema della sua stessa inutilità, della sua stessa insipienza. Non sappiamo che cosa il Comune di Verona riceva in cambio dell’ospitalità concessa agli alberi pubblicitari (sarebbe opportuno che un cartello, posto in bella vista, desse le necessarie informazioni alle cittadine e ai cittadini desiderosi di trasparenza). Non sappiamo, noi almeno, in che cosa consista lo scambio: sia quello che sia, l’importante è che tutto prosegue nel solco d’una tradizione, quella meramente commerciale, che fa a pugni con il momento storico contingente, con i bisogni e con i desideri delle persone, che avvertono, anche sulla loro pelle, la gravità dei problemi. Di sicuro un altro segno si presterebbe a meglio rappresentare tali problemi e la loro possibile soluzione: la stalla di Betlemme, sì, quella che ospita il bambino Gesù nella paglia, accanto agli animali, a due genitori respinti, ai pastori itineranti. «Gloria a Dio nell’alto dei cieli», dissero gli angeli festanti per quella nascita, secondo la testimonianza dell’evangelista Luca. L’innologia cattolica provvide a distribuire più equamente le speranze e le responsabilità, e aggiunse la celebre frase «e pace in terra agli uomini di buona volontà». Passarono i secoli, e gli studenti delle università americane, nei primi anni sessanta del secolo scorso, convertirono di nuovo la frase nel memorabile slogan «non c’è pace senza giustizia». Gli alberi del tipico Natale veronese, grassocci e un po’ volgarotti, inopportuni in tempi di crolli e di alluvioni, ci parlano d’uno squilibrio che nessuno, forse in obbedienza a ordini superiori, vuole vedere, nonché aggiustare. 

Il Circolo pink di Verona

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