28 gennaio 2009

VERONALAND, IL NUOVO PARCO DEI DIVERTIMENTI ALLE PORTE DI VERONA

Pubblichiamo un articolo uscito, lo scorso novembre su "il Giornale dell'Architettura", fonte autorevole,tecnica e super partes:
Mentre altrove capita che si valorizzino con le destinazioni e gli esiti architettonici più vari i complessi industriali storici, a Verona non ci si pone la questione se le testimonianze del passato industriale siano degne di essere conservate. L’oggetto è la zona di Basso Acquar, l’area di prima industrializzazione, sorta alla fine dell’Ottocento per sfruttare il canale Camuzzoni.
Ospitava storica- mente una serie di manifatture e i primi servizi tecnici comunali. Un lembo di terra tra il canale e l’Adige, promes- sa di modernità della città, con un suo inconfondibile fascino, ormai acquisito all’icono- grafia urbana. Il complesso delle cartiere, di proprietà di una cordata di potenti imprenditori locali, versa da decenni in uno stato di totale incuria e abbandono. Negli anni si è creata una sacca di illegalità che ha reso urgente l’intervento.
Maturato durante l’amministrazione di centrosinistra e rimasto in stallo per controversie burocratiche, il progetto è stato ripreso con entusiasmo e addirittura potenziato dall’attuale giunta di destra. Sull’onda di un allarme sociale parzialmente gonfiato dalla stampa locale, si è spianata la strada al primo centro commerciale a due passi dall’Arena. Il risultato paradossale è stato quindi che i responsabili della mancata vigilanza sono stati premiati con maggiori cubature.
Sull’area delle ex cartiere sta prendendo corpo un progetto, firmato dallo studio Gabbiani di Vicenza, di pura speculazione immobiliare, che risparmia solo singoli lacerti edilizi, i manufatti vincolati in base a un opinabile giudizio estetico. Quella abbracciata è una prassi di tutela ampiamente superata, tanto più incomprensibile per edifici industriali che, isolati dal complesso delle relazioni funzionali in cui sono sorti, perdono completamente di senso. In alternativa sarebbe stato auspicabile il recupero dell’intero sito industriale, ovviamente rivitalizzandolo con nuove funzioni, salvaguardando il suo ruolo nello sviluppo della città novecentesca. Paradossalmente, l’ipotesi adombrata non è preferibile alla tabula rasa. Mantenere intatto solo l’edificio delle fornaci equivale a una meschina operazione in stile Gardaland che, lungi dal valorizzarlo, ha piuttosto l’effetto di ridicolizzare il passato.
Sono in progetto 300.000 mc, con il consueto mix polifunzionale (terziario, commerciale, ludico), più un parco, praticamente irraggiungibile, di 40.000 mq. La difficile accessibilità all’area, interclusa per un problematico dislivello di quote, viene risolta con una serie interminabile di rotatorie , come in un vorticoso ottovolante. L’altro aspetto fortemente discutibile è l’immagine goffamente hi-tech che s’intende conferire. In contropartita al verde pubblico, i volumi vengono infatti concentrati in due moleste torri alte 100 m che a chiunque apparirebbero frutto di un’errata lettura morfologica della città. Lascia altrettanto perplessi la rosa dei «grandi» nomi internazionali chiamati a progettarle: Paolo Pininfarina, Claude Vasconi e William J. Higgins. Senza nulla togliere alla capacità dei progettisti, la scelta fa pensare che la cultura degli sviluppatori si limiti ai designer delle proprie fuoriserie o alla fallimentare esperienza della Défense. L’altra novità (almeno apparente) per l’area di Verona Sud è l’avvio sbandierato del progetto di riqualificazione delle ex Manifatture tabacchi. I promotori, fra cui la società Autostrade Serenissima, hanno in mano uno studio di fattibilità firmato da Antonio Citterio che l’amministrazione valuterà solo una volta completata la seconda fase del nuovo piano. Si tratta di un polo turistico-commerciale di 35.000 mq a servizio della Fiera, a oggi vero motore di questa nuova fase della vicenda Verona Sud.
La soluzione proposta sembra non priva di una sua accuratezza formale, ma è ancora embrionale e comunque conferma la stessa criticabile impostazione, riservando ai cosiddetti «capannoni Nervi» e alla ciminiera in mattoni il ruolo di vuota quinta scenografica.
Anche qui l’immancabile «grattacielo» vetrato (un albergo di lusso) mortifica con il suo fuori scala l’elegante cupola della vicina stazione frigorifera novecentesca. Quest’ultima, landmark dell’intera area, dovrebbe essere tra l’altro recuperata entro il 2010 su progetto di Mario Botta, come polo culturale. Ma potrebbe essere l’ennesimo ballon d’essai nella tormentata vicenda di Verona Sud.
Giovanni Castiglioni e Michela Morgante (Il giornale dell'Architettura, n.27, novembre 2008).