7 agosto 2010

MOVIDA E PROTESTE.

L'Arena

Le reazioni nel quartiere dopo la sentenza del Tar che ha sospeso l’ordinanza del Comune: non è più vietato bere all’esterno dopo la mezzanotte
«Vinta una battaglia, temiamo la guerra»
I proprietari dell’osteria A la Carega brindano al successo del ricorso ma si dicono preoccupati: «Siamo sempre nel mirino del Comune»
«Abbiamo vinto una battaglia. Ma ora temiamo che quello che dovrebbe essere un confronto di interessi e di diverse esigenze costruttivo si trasformi in una guerra».
È così che Claudio Pugliese, uno dei due proprietari dell’osteria «A la Carega» commenta la sentenza del Tar che ha dato ragione al loro ricorso, sospendendo l’ordinanza che vietava, dalla mezzanotte, di consumare le ordinazioni al di fuori del locale e dei pochi metri di plateatico.
Questo provvedimento era stato deciso dall’assessore al commercio Enrico Corsi che ne aveva fatto il proprio cavallo di battaglia inserendolo nel nuovo vademecum comportamentale per i bar fracassoni. Ma «A la Carega» e il vicino «Le Piere» sono stati gli unici due locali dove l'ordinanza è stata effettivamente imposta, dal mese scorso.
Da subito bollata come «ingiusta ed inapplicabile» dai gestori, Pugliese e il socio hanno dato mandato all’avvocato di impugnare l’ordinanza.
E il tribunale del Tar a cinque settimane di distanza si è pronunciato a favore del locale motivando che il provvedimento appare spropositato e che «finisce per sovrapporsi ad ambiti di disciplina che è propria di atti tipici di competenza di altri organi del Comune (quali il regolamento di polizia urbana)», si legge nella sentenza.
La soddisfazione tra i proprietari dei due esercizi è palpabile. Ad applaudire alla sentenza è anche Luciano Passaia de «Le Piere», che pure non ha preso parte attiva nella battaglia giuridica. «Se avessi intentato causa ogni volta che il Comune negli ultimi sette anni ci ha preso di mira, avrei dovuto vendere il bar per far fronte a tutte le spese», ironizza Passaia.
Quello che proprio non va giù ai gestori dei due locali è proprio questo accanimento che definiscono «a senso unico». «Ci sono zone, come piazza Erbe, dove il baccano fino a tarda notte è all’ordine del giorno e le risse accadono spesso e volentieri, come testimoniano gli interventi delle forze dell’ordine. In quei locali si è assistito addirittura ad una sparatoria con una scacciacani in mezzo ai clienti. Ma lì tutto è messo a tacere e non viene preso nessun provvedimento», si sfoga Passaia. «Se quella è zona franca, magari perché meta proprio di numerosi politici e amministratori, che abbiano il coraggio di dirlo. Almeno capiremmo il perché di questi comportamenti discriminatori».
«Durante le numerose riunioni fatte durante l’inverno in circoscrizione, non c’erano solo i residenti del quartiere Cadrega ma anche di via Fama e di piazza Erbe e tutti lamentavano una situazione simile. Eppure, eccezione fatta per il bar Amnesia di lungadige Donatelli, i provvedimenti si sono riversati sempre e solo su di noi. E questa situazione non è più sostenibile», rincara Pugliese. «Ora hanno preso di mira anche il festival di musica jazz che organizziamo, finanziandolo interamente, ogni anno. Hanno addotto motivi di sicurezza ma durante i numerosi sopralluoghi sono state verificate tutte le vie di fuga necessarie e le norme da rispettare. È un braccio di ferro che non può portare niente di buono».

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