25 ottobre 2010

Adesso siamo quasi al completo. Non ci manca quasi nulla.

Dopo il traforo delle Torricelle, il Motorcity, il Centro Identificazione ed Espulsione per gli immigrati (CIE), il mefitico Ca' del Bue, le panchine con i dissuasori, le ronde padane multicolore (a proposito dove sono finite?), i parcheggi sotterranei al posto di giardini e siti archeologici, inguardabili monumenti, targhe e targhette di sedicenti artisti locali in ogni luogo, soprattutto in piazza Bra, finalmente è arrivato anche l'entusiastico sì del sindaco Tosi alla centrale nucleare ai confini di Verona ma, meglio ancora, come vedremo, se dentro i nostri confini.

Il grumo politico che comanda da noi fatto dai fascisti dichiarati del gruppo consiliare della lista Tosi, dai berlusconiani della prima e dell'ultima ora, dai padani della Lega, dagli integralisti negazionisti, grumo sostenuto all'esterno da banchieri Opus Dei intimi di Tosi e inquisiti, da associazioni imprenditoriali  ingorde, da istituzioni culturali fatue e inconsistenti (salvo rare eccezioni), con stupida noncuranza del futuro, sa, pensa, di poter impunemente dire e fare tutto.

Nella nostra provincia al confine con Mantova sorgerà il più grande centro commerciale d'Europa con una pista per le gare automobilistiche e relative tribune per mezzo milione di spettatori e strade, raccordi, immensi parcheggi, alberghi, ipermercati, parchi divertimenti con un impatto ambientale , sociale ed economico devastante.

E ora, dall'altra parte del confine, la centrale nucleare che-dice Tosi- è un bene perché porterà lavoro , benessere e sviluppo.
Il nucleare-continua Tosi- è una scelta indispensabile e l'Italia è già in ritardo e oggi il nucleare è sicuro e il luogo dove si costruiscono queste centrali non è così determinante,   farla  in Lombardia o in Emilia o in Veneto non cambia molto.
Chissà se la pensano così 
anche a Cernobyl.

Formigoni, il governatore della Lombardia non la vuole. Zaia governatore del Veneto neppure perché, dice, il Veneto ha già dato con il rigasificatore, la centrale a carbone di Porto Tolle e la centrale a idrogeno di Fusina che utilizza il materiale di scarto del polo industriale di Marghera per la produzione di elettricità.
Ma tutti e due poi dicono che va bene costruirle in altre parti d'Italia.

E, invece non vanno bene in nessun posto perché, oltre al resto, la montagna di soldi che si spenderà per la loro costruzione bloccherà ogni intervento per le energie rinnovabili e per la ricerca su nuove fonti di energia.
                                                                                                                  
Subito dopo a Tosi, Zaia, ai fratelli Giorgetti, al presidente della Provincia Miozzi viene in mente che, a pensarci bene, può essere anche un affare, che si possono fare un bel po' di soldi.
E allora dicono: anziché farla, la centrale, al di la del confine con Mantova facciamola al di qua, un dieci o quindici chilometri dentro il nostro territorio così ci becchiamo i milioni di euri erogati dallo stato.

Tanto se succede qualcosa un po' di chilometri in più o in meno non fanno differenza.
Solo, nel caso succedesse qualcosa, qualche decina di migliaia di contaminati in più o in meno ma, si sa, chi non risica non rosica.
Ambientalisti e opposizioni sono, naturalmente contrari e sostengono il loro no con argomenti concreti.
Il problema delle scorie, la ancora elevata insicurezza, i costi enormi e ricordano che in Italia ogni cittadino deve ancora sostenere le ingenti spese per coprire i buchi lasciati in eredità dal nucleare del passato. E cioè 150 milioni di euri l'anno prelevati direttamente sulle casalinghe bollette dell'energia elettrica.

E ancora: spese enormi a fronte di una domanda di energia che in Italia è in calo. Abbiamo, produciamo e importiamo più energia di quella che consumiamo. Il problema sta nella cattiva distribuzione, negli sprechi e nelle perdite in rete.

Argomenti forti ma, per adesso, considerati, da chi comanda, frutto di una cultura separata dal presente, una cultura arcaica da omettere più che da contrastare con altri argomenti.

Altro fatto.
una insegnante veronese su “L'Arena”:
“Sapere che il sindaco è stato negli USA con il suo nutrito drappello a spese delle casse comunali mi fa infuriare. Ognuno di loro ha chiesto un anticipo di cassa di 3600 euro per il viaggio. L'allegra brigata è costata quanto un insegnante guadagna in un anno...Vergogna! Se veramente sono stati in USA per promuovere l'Ente Fiera di Verona perché non ha pagato l'Ente Fiera questa costosa trasferta?”
Penso che i conti siano un po' diversi perché, secondo me, nei 3600 euri anticipati ad ogni consigliere non dovrebbero essere compresi né il costo del biglietto aereo né altre spese di soggiorno per cui forse si può parlare del costo di due insegnanti e non di uno soltanto.
Per quel che riguarda la domanda: se sono andati in America per la Fiera perché non ha pagato la Fiera?    La risposta può essere: perché la Fiera è un po' più seria della Giunta comunale e con il viaggio non c'entra niente.

Giorgio Bragaja
intervento a radiopop 22-10-2010 su nucleare a Verona e altro