22 luglio 2010

«Don Verzè, fammi vivere fino a 150 anni»

L'Arena
IL GIORNALE DI VERONA
Martedì 13 Luglio 2010
PROVINCIA Pagina 28


LAVAGNO. In un’intervista il retroscena umano e politico della nuova «creatura» per la cura delle malattie senili che dovrebbe sorgere sul colle di San Giacomo

«Don Verzè, fammi vivere fino a 150 anni»

Lo ha chiesto il premier al sacerdote fondatore del nuovo ospedale «Quo Vadis»: «Lui pensa che così potrà davvero mettere a posto l’Italia»

C’è qualcosa di più della semplice impresa. Il «Quo Vadis», l’avveniristico ospedale che don Luigi Verzè, già fondatore del titolatissimo «San Raffaele» di Milano, vorrebbe costruire in località San Giacomo, nascerà anche da un desiderio umano e politico. Una speranza del premier. «Silvio Berlusconi mi ha chiesto di farlo campare fino a 150 anni. Lui pensa che arrivando a quell’età metterà a posto l'Italia». Lo ha rivelato don Luigi Verzé, fondatore dell'ospedale San Raffaele di Milano, in un’intervista alla «Stampa».
«Berlusconi», afferma Don Verzé - è vissuto ai margini di un'epoca in cui il comunismo dava molto fastidio a questo paese. Ma io questo paese lo conosco meglio di lui. Napolitano è un comunista di quelli retti. Non si può dire che un comunista non sia una persona per bene». Se Berlusconi parla in certi termini, secondo il sacerdote, «lo fa per il suo partito. Non è contrario ai comunisti. E' contrario alla dottrina comunista. Quando entrò in politica io gli dissi: "Ricordati che sei ricco, non hai bisogno di nessuno, sei una persona libera. Hai tutto'. Ottima situazione per chi deve governare. Gli feci l'esempio di Pericle che è il mio campione. Pericle era di famiglia ricca e ha inventato la democrazia».
Ancora una rivelazione: «Quando Berlusconi ha lasciato il San Raffaele dopo l'aggressione al Duomo», ricorda Don Verzé, «ha cominciato a predicare l'amore. L'amore costa ma costa di più a quelli che non sono disposti ad amare. Io a Berlusconi l'ho detto: "Guarda che devi avere un'opposizione altrimenti non duri. E lui mi dice: "Che ci posso fare? L'opposizione non c'è"». Ovvero: Di Pietro «non potrà mai essere vera opposizione perché ci vuole pensiero».
Che si riesca o meno, comunque, a far arrivare a 150 anni, come chiesto dal premier a Don Verzè, forse è al di là delle possibilità degli scienziati, di sicuro la caccia ai geni della lunga vita e a come sfruttarli è aperta in tutto il mondo. In realtà anche lo stesso sacerdote ha un po' ridimensionato la cifra, ma si è detto sicuro di poter arrivare almeno a 120 grazie alle ricerche.
Per riuscire a raggiungere questo traguardo il fondatore della clinica San Raffaele di Milano ha pronto il progetto «Quo Vadis», una struttura «in fieri» a Lavagno che sarà specializzata nel combattere gli effetti dell’invecchiamento.
Nonostante gli entusiasmi e gli articoli scientifici che si susseguono sull’argomento, l’ultimo due settimane fa su Science, gli esperti però avvertono: si è ancora all'inizio, e ci vorranno parecchi anni prima di poter sfruttare le scoperte. «Anche le ricerche più recenti non hanno individuato singoli geni, ma zone del Dna - avverte Ariela Benigni che dirige il Dipartimento di Medicina Molecolare del Mario Negri di Bergamo - c’è ancora molto da fare. I singoli geni verranno trovati nei prossimi anni, ma poi bisognerà studiare farmaci in grado di modularne l’espressione, soprattutto in chi non li ha, che andranno poi testati. Non credo si arriverà a risultati concreti prima di 10 anni, e anche dire quanti anni si potrebbero guadagnare è molto difficile». La costruenda struttura dovrebbe comunque sorgere su un’area di 500mila metri quadri e avrà un costo finale di 150 milioni di euro. Come ha affermato lo stesso don Verzè è tutto pronto, ma mancano i finanziamenti, che il sacerdote si è comunque detto sicuro di trovare.
Il governatore del Veneto, Luca Zaia, poche se ha benedetto ufficialmente il «Quo Vadis» (La promessa: «Appoggio per realizzare la struttura sanitaria sul colle di San Giacomo»), un passo in avanti rispetto alla posa simbolica della prima pietra avvenuta tre anni fa da parte del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, amico del sacerdote e suo sponsor.
Ora, dunque, il consenso politico per fare l’ospedale a San Giacomo c’è a tutti i livelli, anche regionali, dopo il «nulla osta» dei sindaci dell’Est veronese. Anche se nessun progetto è stato presentato in Comune e l’unico documento ratificato dal sindaco Simone Albi a favore del «Quo Vadis» è stato l’accordo di programma per sistemare la viabilità di zona: prevede un investimento di 12 milioni di euro, 8 li metterà Veneto Strade e 4 la Serenissima.
Quanto a «carte», non c’è molto di più, son tutte qui; a livello di garanzie verbali e di buona intenzioni, invece, il fondatore del San Raffaele di Milano può star tranquillo, gli amministratori veneti non ostacoleranno l’ambizioso progetto.
«Sarà un centro di ricerca», ha spiegato il religioso originario di Illasi al presidente della Regione, «dove studieremo la formula per far campare l’uomo fino a 120 anni, un luogo all’avanguardia dove sarà possibile trovare la cura a tutte le malattie che minano la salute». Quando i finanziamenti arriveranno ciò che ora è un progetto comincerà il cammino per divenire realtà.

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