23 marzo 2010

«Multato in città anche chi fa poesie»

L'Arena
IL GIORNALE DI VERONA

Sabato 20 Marzo 2010 CRONACA
Pagina 15

IL CASO. A Luigi Pedilarco inflitti due verbali: vendeva i suoi libri in Bra


Le multe inflitte al poeta Luigi Pedilarco è un fatto «grave, un’intollerabile violenza che le nostre istituzioni hanno commesso verso un poeta, un povero, una persona innocua, rea solamente di esistere, di essere presente in piazza Bra».

L’avvocato Renzo Segala non va molto per il sottile nel suo ricorso, presentato al giudice di pace e reso noto nel giorno in cui Verona ospita la giornata mondiale della poesia. L’oggetto del contendere riguarda le due multe inflitte all’artista perchè aveva occupato il suolo pubblico. L’aveva fatto con un tavolino di un metro quadro sul quale esponeva i suoi libri di poesia. Queste infrazioni gli sono costati due verbali dei vigili urbani, inflitti il 17 e il 18 dicembre 2009 pari a 155 euro. Pedilarco si è già offerto di pagare le multe con i suoi libri di pa ri valore da dare al sindaco Flavio Tosi e al comandante dei vigili Luigi Altamura.
Nel suo ricorso, il legale parla in prima persona e lo fa per la prima volta «perchè ho deciso di "sposare" una causa...perchè sento minacciati quei valori con i quali sono cresciuto». D’altro canto, Verona resta la città del poeta Berto Barbarani che «cantava i pitochi». È anche il Comune dove il pittore Angelo Dall’Oca Bianca «ha costruito un villaggio per i meno abbienti». E ancora: «È la città dove don Calabria, don Mondin e don Nicola Mazza hanno fondato scuole dove i poveri potevano avere accesso alla cultura».
A chi gli potrebbe obiettare che Pedilarco quella norma l’ha violata, il legale risponde che «..la questione è molto più ampia. La legge non può diventare uno strumento di repressione della libertà di espressione». E la multa ripetuta due giorni di seguito, scrive ancora Segala, «non è giusta. Non èumano, non è civile...». La sanzione dei vigili mina uno dei diritti fondamentali del poeta che «è quello di negargli la possibilità di continuare a vivere alla sua maniera», scrive Segala. E ancora: «Non voglio vivere, lavorare e crescere i miei figli in una città dove vengono multati i poeti», scrive ancora il legale. Si rischia in questo modo di mettere in gioco «la mia umanità quella di chiunque prova un’emozione quando legge una poesia. Siamo diventati impermeabili a qualsiasi sentimento e non vogliamo rendercene conto».
Il legale poi punta il dito contro l’attività dei vigili urbani che agiscono «in nome di una sicurezza e di una legalità divenute oramai un alibi per reprimere indiscriminatamente chiunque esprima un pensiero diverso da quello dominante». L’intervento contro il poeta non ha alcuna ragione d’essere perchè, si chiede ancora Segala, «che sicurezza minaccia il poeta Luigi Pedilarco? O Verona sarà invasa da poeti che infastidiranno i passanti a colpi di sonetti?». Tanto più che le sue poesie «sono belle e intense come quelle di un lirico greco».
Alla fine del suo ricorso, l’avvocato Segala ricorda che i verbali dei vigili urbani appaiono lesivi della libertà di espressione e si richiama all’articolo 10 della convenzione per i diritti dell’uomo. A tal proposito, ha già annunciato che presenterà ricorso alla Corte europea.

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