4 febbraio 2009

Troppe armi nelle case

Riflessione sulla strage di San Felice a Verona

Pietà e silenzio per i cinque morti della strage di San Felice. Quattroassassinati e un omicida/suicida. Una tragedia cittadina.Ci sarà modo per riflettere sulle cause profonde. Ma ora è urgenteimpedire da subito che altre morti simili possano avvenire. E' necessario eliminare gli strumenti materiali che rendono "possibili e facili" questemorti assurde. Troppo armi sono presenti nelle case. Anziché garantire sicurezza, le armi rendono più insicure le vite di chi le possiede.Chiediamoci: perché un "tranquillo" commercialista, con moglie e figli,possedeva tante pistole? Con quale motivazione ha chiesto e ottenuto il porto d'armi? Ora è tragicamente evidente a tutti che l'insicurezza maggiore è proprioall'interno delle famiglie e delle case: i politici professionisti dellapaura e della sicurezza, parleranno ancora di pericolo clandestini? Riusciranno ancora a giustificare provvedimenti ridicoli e inutili pergarantire la sicurezza di camminare tranquilli per strada (mentre ilpericolo vero, soprattutto per donne e minori, è proprio nel momento incui si entra a casa propria)?La cultura della paura, del sospetto, della "sicurezza", porta con sé ilgerme perverso della difesa a tutti i costi dalle possibili aggressioni, equesto favorisce il proliferare di armi di difesa personale, che poi sitrasformano, nell'occasione del delirio o della perdita di lucidità, instrumenti assassini per ammazzare proprio gli affetti più vicini.E' la cultura delle armi che va abolita, subito.Purtroppo, invece, proprio in questi giorni a Verona le armi vengonopresentate come un modello per i giovani. E' scandaloso che alla fiera Joblo stand più grande, più visibili, e quindi più frequentato, sia proprio quello dei militari, con tanto di esposizione di armi anche di "difesapersonale". Dal Job ci saremmo aspettati proposte più educative, piùcostruttive, più positive. Non ci si lamenti, poi, se crescono generazionidi giovani che non sono in grado di risolvere i propri conflitti, che nonsanno riconoscere le proprie debolezze, i propri lati oscuri, chediventati adulti non sanno gestire le inevitabili crisi e ricorrono neicasi più estremi alla furia omicida, utilizzando lo strumento più facile adisposizione, l'arma. Nel giorno di lutto cittadino, per i funerali dei cinque familiari, ciaspettiamo che le autorità civili e religiose sappiano individuare ildisagio profondo di una società che ha permesso alle armi di entrarenell'intimità delle case al posto della capacità di affrontare e risolverei conflitti familiari con il dialogo e la nonviolenza.

Mao Valpiana
Movimento Nonviolento
Verona 22 novembre 2008