22 luglio 2010

Anche il Carcere è Verona.

L'Arena
IL GIORNALE DI VERONA
Domenica 18 Luglio 2010
CRONACA Pagina 7

DIETRO LE SBARRE. Lo sostiene una operatrice volontaria


«In carcere a causa dell’afa situazione insostenibile»

Struttura sovraffollata «La doccia possibile solo ogni quattro giorni In cella aria irrespirabile»

Caldo e afa diventano infernali per chi si trova rinchiuso tra le mura di un carcere. Tanto più se la prigione in questione ha problemi di sovraffollamento ed una cella progettata e realizzata per ospitare due persone viene in realtà condivisa da quattro o cinque detenuti. La denuncia di una situazione «al limite dell’umana sopportazione» dentro il carcere di Montorio arriva da una volontaria, che intende mantenere l’anonimato, che opera da oltre 13 anni all’interno della casa circondariale, occupandosi dei colloqui con i detenuti tossicodipendenti che vogliono presentare richiesta per entrare in comunità terapeutiche. Il problema del sovraffollamento della casa circondariale di Montorio è noto da tempo. Nella struttura, costruita per custodire circa 450 persone, i detenuti oggi sono oltre mille. «1.032 per la precisione, di cui oltre 330 sono tossicodipendenti. La situazione è grave ma con questo caldo straordinario degenera di giorno in giorno. Alcune celle hanno le docce. Molte altre no. E i carcerati che sono racchiusi in queste ultime riescono a fare, quando va bene, una doccia ogni tre, quattro giorni. Con questo caldo è vergognoso. Inoltre, chi dorme nei posti più alti dei letti a castello è costretto ogni sera a scendere dal materasso e dormire per terra dove trova posto. In alto nelle celle l’aria è irrespirabile», denuncia la volontaria, preoccupata che il protrarsi di questa situazione possa portare a «un gesto disperato da parte di persone disperate e costrette a condizioni che poco hanno a che vedere con l’umanità di un Paese occidentale».
Ad aggravare il quadro, inoltre, il fatto che se i detenuti sono in sovrannumero, gli agenti di custodia avrebbero il problema opposto: ovvero quello di essere sotto organico. «Gli agenti fanno ciò che possono con professionalità. Ma ora, con molti colleghi in ferie, chi resta è costretto a fare turni massacranti; quasi un doppio lavoro. Con il risultato che a rimetterci sono sempre i detenuti che vengono privati di alcuni dei servizi di cui avrebbero diritto come l’accesso all’area trattamentale dove si svolgono i colloqui con noi volontari che seguiamo i detenuti aiutandoli in percorsi di reinserimento sociale e lavorativo per il dopo-carcere e sotto molti altri aspetti, non ultimo quello della dipendenza”. I.N.

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