10 luglio 2009

PANCHINE? SI GRAZIE!

Una panchina per tutti…
Un giardino senza panchine è incompleto.
Manca l’accoglienza, l’ospitalità, l’invito a fermarsi un po’…
La panchina è tutto questo: è riposo, è ristoro, è compagnia.
La panchina è un invito ad assaporare il tempo, a guardare il mondo.
Con la panchina, ogni giardino ritrova la propria anima.
Per questo oggi restituiamo ai giardini di via Prato Santo una panchina.
E’ un dono alla città, a tutti coloro che vorranno accettarlo.
In questi giorni estivi i giardini ci regalano ombra e frescura;
ricambiamo regalando ai giardini la propria panchina.
I giardini fanno parte del patrimonio pubblico, che significa “di tutti”
(e non “di nessuno”, come a volte erroneamente alcuni pensano).
Per questo sentiamo questo fazzoletto di terra anche come “nostro”,
e come “nostro” intendiamo curarlo, abbellirlo, tutelarlo.

Questa la breve cronaca di ieri,
9 luglio 2009...

Ieri mattina, alle 12, testimone uno splendido sole estivo, una panchina di un bel verde prato esce da una bianca carta legata a pacchetto con un nastro rosso; è il dono del Comitato Verona Città Aperta alla cittadinanza e a chiunque, passando per quei giardini, voglia sedersi. Su di essa, campeggia una targa in alluminio che riporta una frase, il "biglietto" che accompagna ogni regalo che si rispetti:

Panchina del Comitato Verona Città Aperta
a disposizione di chiunque voglia sedersi
nei giardini di via Prato Santo


Assieme ad un piccolo gruppo di persone, tra i sorrisi e lo stupore dei passanti, la panchina ha osservato il mondo che le si muoveva attorno, offrendo accoglienza, riposo e amicizia per tutto il pomeriggio, fino ad assopirsi sotto la pioggia battente di un temporale serale.


...questa mattina


sul luogo dove era stata posizionata la panchina, il Comitato ha lasciato una sedia ed un cartello:


Qui c'era una panchina,
donata dal Comitato Verona Città Aperta
a tutti i passanti dai giardini di via prato santo.
Qualcuno l'ha rubata: un atto vandalico
(privato o pubblico?).

Di seguito, una lettera ad un membro del Comitato.

"Carissima, poco fa dovevo andare in Borgo Trento, e mi è sembrato giusto fare una sosta alla sedia del Prà santo.
Ore 14 e 15, caldo e deserto.
Non faccio in tempo a sedermi e a prendere in mano il quadernetto, che mi trovo alle spalle un omone, sceso da un camion gru, che aveva appena parcheggiato di fianco. Legge ad alta voce le cose scritte sulla panchina sparita e mi chiede chi abbia potuto portarla via. Pensando a qualche buona intenzione, chissà, gli dico, forse un privato, forse un pubblico, come il sindaco.
L’omone prorompe in una lode immediata all’indirizzo del sindaco, e afferma che ha fatto tutto bene benissimo, perché in città c’erano troppi sbandati.
Osservo che gli sbandati sono, in questo paese, di diverse e svariate specie, a partire dal presidente del Consiglio, che reputo un ladro.
Per farla corta, l’omone passa alle minacce, mi chiede i documenti e mi dice che chiamerà i carabinieri, perché io mi sono permessa di insultare il nostro presidente del consiglio, e giù un osanna anche per lui.
Gli rispondo che sarò io a chiamare i carabinieri, perché lui sta compiendo un reato, pretendendo da me i documenti, senza averne alcun titolo, e minacciandomi.
Se n’è andato, ancora minacciandomi, e dicendomi che facciamo schifo, noi 4 gatti. Gli rilancio, come mi hanno insegnato i chimici: quattro gatti, ma con sette vite.
Mi chiedo e vi chiedo, data la subitaneità del bliz compiuto da questo signore, e la prontezza dei suoi riflessi, se non sia il caso di vigilare. O denunciare. Purtroppo non ho preso il numero della targa del suo camioncione. Impegnata com’ero a mantenere la calma che per fortuna non ho perso.
Ciao, e risentiamoci.

Lettera Firmata"

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