17 giugno 2009

Le migliori ordinanze del comune di Verona










La quinta edizione di Brutti Caratteri, rassegna di editoria e culture indipendenti, ha preparato un piccolo ma prezioso libretto che contiene le ordinanze del Sindaco di Verona. Il libretto è richiedibile al costo di 2 euro anche presso il nostro Comitato, durante le diverse iniziative o richiedendocelo via e-mail. C'è anche una versione scaricabile il cui link trovate qui sotto.


Hardecoro. Piccola guida all'osceno locale.
le migliori ordinanze del comune di Verona

Leggere una dopo l’altra le ordinanze e i divieti dell’amministrazione Tosi fa paura. Le parole hanno il ritmo incalzante di un’ossessione.
L’ossessione del decoro, del fare pulizia che ha una lunga tradizione a Verona. È la pulizia di Abel e Furlan o di chi ammazzò a bastonate il Crea che dormiva nel cortile del Tribunale, fino ad arrivare alle squadracce di ragazzi annoiati del sabato sera e all’omicidio di Nicola Tommasoli. Le ordinanze perseguono quello stesso obiettivo su un piano più rassicurante e quotidiano: non ammazzano ma rendono la vita impossibile. Molte sono talmente assurde da essere inapplicabili, ma non importa. L’importante è che veicolino un messaggio, che agiscano nella testa delle persone indicando i “nemici”, sostanziando nei piccoli divieti quotidiani quella percezione allucinatoria del pericolo che va continuamente alimentata. Abituandoci a considerare come disprezzabili e condannabili comportamenti del tutto normali.
Non a caso in questi ultimi anni le politiche di repressione e discriminazione si sono servite sempre più spesso dei regolamenti e delle ordinanze che – affermando di rispondere solo a esigenze pratiche, a piccoli problemi di convivenza – si sottraggono al rispetto dei diritti delle persone. Sono lo strumento ideale per mettere in atto quel capillare e pervasivo sistema di controllo della nuda vita che ha sostituito le tradizionali pratiche repressive.
E le vite più esposte al controllo sono quelle dei migranti o dei poveri o dei meno disponibili a farsi assorbire dalla logica totalizzante del consumo e dal prosciugamento della dimensione sociale dell’esistenza; sono le vite di tutti quelli che, per necessità o per scelta, ancora abitano gli spazi delle città, le strade e i parchi, si siedono su una panchina, girano a piedi, mangiano un panino.
Si vive meglio nelle città strette dai lacci dei divieti? No, perché sono altre le cose che fanno la differenza: il verde, l’aria pulita, le case per chi ne ha bisogno, i servizi, gli spazi sociali. A queste esigenze non si dà risposta. Ma le ordinanze ricoprono il ruolo proprio di un grande illusionista: ti fanno vedere quello che non c’è e nascondono la realtà, con tutti i suoi problemi.
Chiusi in un recinto sempre più piccolo, impauriti e tristi, siamo pronti a sparare oggi ai piccioni, domani, chissà, a chiunque ci terrorizzi, cioè l’altro differente da noi.

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