IL "FASCISMO LIQUIDO " DELLE NOTTI VERONESI.
C’era una volta la Verona “nera”. Quella con i suoi luoghi simbolo, con le sue sedi di partito e i suoi bar epici, quella che strizzava l’occhio, al fascismo che fu, da “basi” storiche, visibili, identificabili. Borgo Trento, piazza Vittorio Veneto, laVerona di destra borghese e ben vestita; le periferie, Borgo Roma, Golosine. Un pezzo di società di destra forte, aspra, anche dichiarata, nella città bianca degli anni democristiani, che però era lì,ferma per certi versi, quasi relegata in quei luoghi, in quelle piazze.
Oggi che il centro storico rimanda, a cadenze sempre più ravvicinate, episodi con l’odore acre della violenza e le stimmate (non soltanto; ma spesso,troppo spesso, quello sì che si può dire) della destra estrema,e troppo spesso con il collante della tifoseria dell’Hellas, la città ha assunto un’altra geografia, altri luoghi sono stati “riconquistati ”dai gruppi che come nella notte del 3 gennaio in Piazza Viviani – passano anche all’azione, menano le mani.
Il centro “riconquistato” È come se i bar, i locali del centro avessero sostituito le sedi dei partiti e dei movimenti, la “militanza” ad esempio degli anni Settanta, non meno pericolosa su un fronte e sull’ altro Però il “fascismo liquido” che si respira oggi a Verona ha ugualmente i suoi riti, le sue liturgie, i suoi codici da rispettare per potersi dire, o sentire,militanti. E allora ecco i bar del centro, quei locali come tutti gli altri dove però le facce della notte sono spesso le stesse, che spesso li attraversano uno per uno, i locali amici, in un pellegrinaggio irrinunciabile: compresi quelli alla moda, più moderni,e piazza Viviani o meglio piazza delle Poste è (ed era già da qualche anno) uno dei primi siti, di per sé in origine neutri,che la movida della nuova militanza adotta come casa e base da dove partono le “passeggiate” in centro. Poi Corso Portoni Borsari, e molti dei suoi locali,la piccola Piazzetta Sgarzerie,protetta, quasi a segnare un porto franco. Piazza Erbe,in mezzo al rito dello spritz, non fa eccezione. E ci sono i locali dove il fascino del Ventennio vive con orgoglio la sua renaissance,tra tripudi di frasi di Mussolini e fucili appesi all’ingresso, minacciosi o accoglienti,a seconda della prospettiva dalla quale li si guarda. La militanza di destra stradaiola ora vive il centro, lo percorre,e qualche volta ad occhiae attacca briga, quasi a sotto lineare che non ci sono più quartieri recinto, che adesso la città è un po’ più loro, dei ragazzi più adulti, sulla trentina e oltre, ma anche dei ragazzini che li emulano: siamo visibili,sembrano dire, non ci nascondiamo più, e il centro è nostro, è anche qui che possiamo fare la voce grossa. Basta ghetti, adesso tocca a noi. Il sindaco FlavioTosi, in occasione dell’aggressione mortale costata la vita a Nicola Tommasoli, ebbe a ricordare nella sua volontà di difendere la città dalle accuse di essere violenta, che diversi degli aggressori non erano veronesima della provincia: osservazione corretta, sono molti i gruppi che vengono da fuori,conquistano il centro e i suoi locali, si “presentano”. Qualche volta, purtroppo, nel modo peggiore. Meno permeabile,anche per motivi oggettivi di presenze troppo “altre”, è Veronetta,il quartiere universitario,poco anche BorgoVenezia. Resta a destra - e anche nel voto, in tutte le sue declinazioni- San Zeno, legato alle tradizioni popolari, con forte rappresentanza nella Curva Sud del Verona. Che non è tutta di destra estrema, né tanto meno violenta. Ma che innegabilmente ha una funzione di collante e di laboratorio per quegli ambienti. Non c’è bisogno di un inquadramento politico definito, preciso. Esiste, ma non sempre: l’importante è appartenere alla “movida ”.Che anche per questo, forse, fa più paura.
Giovanni Salvatori DNEWS
Oggi che il centro storico rimanda, a cadenze sempre più ravvicinate, episodi con l’odore acre della violenza e le stimmate (non soltanto; ma spesso,troppo spesso, quello sì che si può dire) della destra estrema,e troppo spesso con il collante della tifoseria dell’Hellas, la città ha assunto un’altra geografia, altri luoghi sono stati “riconquistati ”dai gruppi che come nella notte del 3 gennaio in Piazza Viviani – passano anche all’azione, menano le mani.
Il centro “riconquistato” È come se i bar, i locali del centro avessero sostituito le sedi dei partiti e dei movimenti, la “militanza” ad esempio degli anni Settanta, non meno pericolosa su un fronte e sull’ altro Però il “fascismo liquido” che si respira oggi a Verona ha ugualmente i suoi riti, le sue liturgie, i suoi codici da rispettare per potersi dire, o sentire,militanti. E allora ecco i bar del centro, quei locali come tutti gli altri dove però le facce della notte sono spesso le stesse, che spesso li attraversano uno per uno, i locali amici, in un pellegrinaggio irrinunciabile: compresi quelli alla moda, più moderni,e piazza Viviani o meglio piazza delle Poste è (ed era già da qualche anno) uno dei primi siti, di per sé in origine neutri,che la movida della nuova militanza adotta come casa e base da dove partono le “passeggiate” in centro. Poi Corso Portoni Borsari, e molti dei suoi locali,la piccola Piazzetta Sgarzerie,protetta, quasi a segnare un porto franco. Piazza Erbe,in mezzo al rito dello spritz, non fa eccezione. E ci sono i locali dove il fascino del Ventennio vive con orgoglio la sua renaissance,tra tripudi di frasi di Mussolini e fucili appesi all’ingresso, minacciosi o accoglienti,a seconda della prospettiva dalla quale li si guarda. La militanza di destra stradaiola ora vive il centro, lo percorre,e qualche volta ad occhiae attacca briga, quasi a sotto lineare che non ci sono più quartieri recinto, che adesso la città è un po’ più loro, dei ragazzi più adulti, sulla trentina e oltre, ma anche dei ragazzini che li emulano: siamo visibili,sembrano dire, non ci nascondiamo più, e il centro è nostro, è anche qui che possiamo fare la voce grossa. Basta ghetti, adesso tocca a noi. Il sindaco FlavioTosi, in occasione dell’aggressione mortale costata la vita a Nicola Tommasoli, ebbe a ricordare nella sua volontà di difendere la città dalle accuse di essere violenta, che diversi degli aggressori non erano veronesima della provincia: osservazione corretta, sono molti i gruppi che vengono da fuori,conquistano il centro e i suoi locali, si “presentano”. Qualche volta, purtroppo, nel modo peggiore. Meno permeabile,anche per motivi oggettivi di presenze troppo “altre”, è Veronetta,il quartiere universitario,poco anche BorgoVenezia. Resta a destra - e anche nel voto, in tutte le sue declinazioni- San Zeno, legato alle tradizioni popolari, con forte rappresentanza nella Curva Sud del Verona. Che non è tutta di destra estrema, né tanto meno violenta. Ma che innegabilmente ha una funzione di collante e di laboratorio per quegli ambienti. Non c’è bisogno di un inquadramento politico definito, preciso. Esiste, ma non sempre: l’importante è appartenere alla “movida ”.Che anche per questo, forse, fa più paura.
Giovanni Salvatori DNEWS
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