di Valeria Gasperi (pubblicato su http://www.popolis.it/)
Verona - L'amarezza che molti avvertono nel "vedere quotidianamente la città sprofondare sempre più nella chiusura e nella paura" si è espressa con tutta forza in un appello, lanciato via web e sottoscritto già da centinaia di persone (e altre possono liberamente aderire), perché possa rinascere la città dell’accoglienza, della tolleranza, della disponibilità, del rispetto. Alla base dell'iniziativa, il desiderio di vivere Verona senza incorrere in divieti continui, senza dover rinunciare ad azioni semplici e spontanee come un gesto di umanità verso mendicanti e barboni, mangiare o bere in luoghi pubblici, ascoltare e vedere suonatori e artisti di strada: di appartenere insomma ad una comunità capace di aprirsi alla convivenza, resistendo a timori indotti e a pregiudizi. Tra i promotori di "Verona città aperta", Renzo Fior, responsabile dela comunità Emmaus di Villafranca, Mao Valpiana del Movimento nonviolento, Giannina Dal Bosco, Giuseppe Malizia e Giacomo Corticelli: il gruppo trasversale, ricco di presenze diverse per provenienza sociale, professionale, politica, è coeso nella volontà di trasformare in agire politico collettivo un disagio ormai troppo generalizzato. All'appello per una città solidale, in cui "non si tolgano più le panchine dai parchi per impedire ai poveri di sedervisi", seguiranno tre incontri: con Federica Panizzo, l'avvocato che difese i Sinti dagli attacchi della Lega, con il procuratore Guido Papalia, che commenterà le ordinanze del sindaco Flavio Tosi e con Mao Valpiana, che parlerà di disobbedienza civile. Il percorso sarà suggellato da una mostra fotografica sugli orrori di una città che ha scordato i valori dell'accoglienza e in cui la "sicurezza" diventa cardine che giustifica ogni misura, nella prospettiva inquietante dell'egoismo sociale.
29 dicembre 2008
CONTRO L'EGOISMO SOCIALE
Etichette: INTERVENTI
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Profezie d’autore, dal fondo d’un’altra Foresta nera...
Berthold Auerbach, cultore di Baruch Spinoza, narratore, ottenne grande rinomanza nel mondo tedesco della seconda metà Ottocento con le sue Storie di villaggio della Foresta Nera.
Scriveva nel Buon governo, uno dei suoi racconti più notevoli, che gli uomini di Nordstetten protestavano con il giudice di Contea usando queste parole:
«Avete emesso tanti di quegli editti e direttive che non resta più nulla da comandare [...] finirete col mettere una guardia sotto ogni albero, per far sì che non litighi col vento, e non beva troppo quando cade la pioggia».
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